#17 - LA POESIA DELLE TAGLIATELLE
Mammaaaa...
Mammaa...
Mamma!
Sono sveglia... andiamo all’asilo?
- “Ciao cucciolina. Ehm, no... oggi ancora no, è come se fosse… domenica. Una lunga domenica, penserai. Da troppi giorni non vedi i tuoi amichetti e le maestre. Dobbiamo avere pazienza, ancora un po’.
Però oggi facciamo una cosa bellissima: le tagliatelle! Emma le desidera per il suo compleanno: ha scelto lei il menù, come per nostra tradizione fa il festeggiato”.
- “Siiiiiiii! Occhei, bello: io ti passo le lingue di pasta e tu le fai diventare fili.
Andiamo allora!”
Bianca si mette il vestito di Anna ed Elsa. E il mantello di Dracula, sopra.
In mano, una bacchetta magica di Harry Potter. Così conciata può affrontare ogni prova della vita, del resto.
Francesca, a riposo prima di iniziare una settimana frastagliata da turni di notte, ha già sotto controllo la cucina, che domina con il sorriso, come le principesse di Frozen governano il regno di Arendelle.
Se dagli anni Sessanta arrivasse un pool di femministe con la macchina del tempo per rapire una donna emancipata del futuro da studiare come modello... di sicuro verrebbe scelta, senza indugi.
La osservo fare colazione, preso da questi pensieri, ricomponendo nella mia mente i tasselli del puzzle che definiscono l’immagine che ho di lei: la madre, la dottoressa.
Ognuno di noi ha almeno due vite, quella casalinga e familiare, fatta di affetti, amici, gioie e responsabilità relative ad un piccolo nucleo; e poi c’è quella fuori casa, modellata sulla serietà nel lavoro e sull’autorevolezza. Sembrano ambiti separati, ma l’uno completa l’altro. Formano l’equilibrio di un’esistenza
C’è, inoltre, chi ha un terzo binario parallelo ai primi due: di solito è un vissuto legato ad una passione o uno sport, che aggiungono quelle pennellate di colore che rendono brillante il quadro d’insieme. Per Francesca sono cucina e... CrossFit! La prendo sempre in giro, bonariamente, per quest’ultima passione, ovvero il dettaglio che ha sancito definitivamente la sua natura di super-eroina. Quando per la prima volta l’ho vista fare la verticale in salotto, ammetto che sono rimasto un po’ sbigottito, ma subito sono stato felice del suo sapersi entusiasmare.
Comunque: se immaginarmela passare dal grembiule al bilanciere mi fa sorridere... il suo indossare il camice anti-contagio mi fa sempre sussultare, come se realizzassi, d’improvviso, che quando esce dalla porta di casa nostra va a lottare per salvare vite umane. A dire il vero è una sensazione che ho sempre provato con una nota d’orgoglio, vedendola spiegare le sue ali d’angelo per volare fino alla Rianimazione, a curare persone spesso incoscienti, sospese nel limbo tra vita e morte della Terapia Intensiva. Ora, aggiungendo il rischio di avvicinarsi al CoronaVirus, è semplicemente amplificata.
Guardo Francy impastare e preparare il tavolo da lavoro. La potenza degli allenamenti di CrossFit e la forma mentis scientifica s’incontrano in un’alchimia perfetta. Schioccandole un bacio sul collo mi soffermo poi su bicipite e tricipite: “Uellallà, anche a palestre chiuse i superpoteri reggono bene!”.
- “Dovresti venirci anche tu in palestra. Quando finalmente si potrà, certo.
Intanto ci sono le video-dirette su Instagram per allenarsi, dai provaci con me! Sono sicura che poi ti piace”.
Ho appena fatto infiltrazioni di acido ialuronico al ginocchio; investo entusiasta in sedute dall’osteopata come se acquistassi vini d’annata; un polso è mezzo fuori uso per un motivi che vanno dalla patologia professionale da scrittore (la posizione sulla tastiera) alla fantomatica “sindrome della balia”, quella che Wikipedia mi svela manifestarsi a causa dello sforzo del prendere troppo in braccio i bambini... ma lei mi vede ancora come un ventenne. Di fatto è una notizia esaltante.
Arriva Emma, che presa dalle (mie) mille raccomandazioni di questi giorni afferra al volo il boccettino di liquido trasparente dal tavolo della cucina e, tolto il tappo rosso, si versa un po’ di lozione sulle mani e comincia a sfregarsele, come visto nei mille tutorial caricati su YouTube in questi giorni.
È dolcificante, però, non Amuchina.
Applausi e risate di famiglia.
“Ragazze - richiedo l’attenzione e nel frattempo è giunta tra noi anche Federica - oggi dobbiamo scrivere un racconto per il giornalino dell’asilo di Bianca, me l’ha proposto la sua maestra Manu. Bello eh? Mi ha detto di raccontare un’attività fatta con i bambini. Le tagliatelle al ragù, direi. Le facciamo e poi descriviamo insieme com’è andata. Potrebbe essere anche una poesia, che ne dite?”.
Coro di sì.
“E poi le mangiamo eh!”.
“Certo: la mamma ha bisogno di ricaricarsi d’energie prima di tornare là fuori, mente noi la aspettiamo qui nella bat-caverna finché l’emergenza non passa”.
Mentre dico queste parole penso al titolo a tutta pagina del giornale di oggi:
“Virus, impennata di contagi. Brescia emergenza nazionale”, ieri 454 nuovi contagi, il peggior dato nazionale. E altre 41 vittime, qui.
Un'altra notizia è: “A Bergamo tutti ormai hanno un parente o un conoscente tra i contagiati o tra le vittime”.
Il livello dell’acqua che la tempesta butta nella nostra arca di Noè familiare si sta alzando.
Ma non possiamo togliere anche gli scampoli di felicità ai bambini.
Agitarsi in mare aperto conduce solo ad annegare. Non serve, in fondo, serenità d’animo per imparare a stare a galla e poi nuotare?
Cominciamo, tutti insieme, ad impastare.
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LE TAGLIATELLE
In questo periodo ne abbiamo viste delle belle,
con la mamma impegnata in ospedale a curare tanta gente malata
a cui bisognava salvar la pelle.
Noi l’aspettavamo orgogliosi a casa,
per fare tutti insieme… le tagliatelle!
Ah, che belle, le tagliatelle, con le mie sorelle!
Chicca apre le uova,
Emma aggiunge la farina:
verranno proprio buone, diciamo,
meglio di quelle della canzone di nonna Pina.
Quando siamo insieme tutto si può fare,
perché la mamma ci svela tanti segreti,
come quello simpatico dell’impasto che è pigro…
insomma: deve riposare!
Il papà intanto ci osserva,
il suo contributo - sussurriamo ridendo - è proprio fondamentale:
si tratta di far tante foto, che da grandi potremo riguardare.
Mentre fuori si fa sera, l’appetito si fa sentire.
E io penso un po’ all’asilo, dove dopo questa strana lunga vacanza ho voglia di ritornare.
Nonostante sia trascorsa sempre in casa, avrò tante cose da raccontare.
Ad esempio dovrò dare ai miei amici questa ricetta
che non serve solo a far bene da mangiare…
È il lavoro di squadra, infatti, la cosa più bella da imparare
Perché far le cose insieme e con amore è,
in questa strana primavera,
il miglior modo di fiorire.
Bianca & sorelle
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