#27 - GAG DI FAMIGLIA. SPORT O COMICITA’?



- Bellino, fai le tue telefonate e poi ti aspetto in sala per fare ginnastica!

- Ah davvero, altra attività fisica? Ho appena finito di spazzolare cane Juliano e adesso passo l’aspirapolvere…

- Perfetto, infatti. Parquet pulito significa… addominali!

- Gulp.


Francesca ieri è stata a casa. Riposo, come previsto dai turni dell’ospedale. Parola grossa, riposo. Insomma, diciamo che a modo suo si è rilassata.
Ma va bene così: non è una tipa da divano e Netflix tutto il giorno (non disdegna una buona serie tv, ma qb, insomma quanto basta... misura incommensurabile che solo i mariti navigati riescono a intuire a seconda delle congiunture astrali). Preferisce attività più concrete, creative. Cucinare innanzitutto. Qb. E di certo un po’ di sport, cosa che di questi tempi non è così facile. 
Una corsetta se la farebbe volentieri se si potesse, per sciacquare il cervello dai Covid-pensieri. Come il flusso di decine e decine di pazienti critici in arrivo nella sua Rianimazione.

- Pensavo - mi ha confidato - che ho tanti amici sul lavoro. È una fortuna. Lo è in generale, ma in questo periodo ancor più, perché essere in sintonia ci aiuta a farci forza.

Correrebbe fino a Wuhan se potesse, per sfogare i pensieri e lasciarsi dietro le spalle le incognite di questi giorni, segnati dai dubbi sui reali numeri di contagiati e dalle diatribe sui tamponi.
Si accontenta degli sport indoor, possiamo farcela. 
Lei ad allenarsi in salotto ed io a farle compagnia, se lo desidera. 
E, sì, è proprio ciò che brama.

Dalla finestra, nel frattempo, scorgo uno dei nostri vicini di casa portare la sua bicicletta da corsa in giardino e assicurarne la ruota posteriore su un cavalletto che ne alza il battistrada rispetto al terreno. Risultato: ha una meravigliosa cyclette al sole. Tanta stima.

- Bimbe, posso aspirare “ l’amico di Juliano ” ?

- Aspetta papy - in coro - facciamogli una foto!

Stavolta è venuto abbastanza bene. È lo strano pupazzo di peli che mi sono inventato, anni fa, per farle ridere. Si tratta semplicemente di comporre una forma da quadrupede, simile al nostro cane, con i quintali di lanugine che l’animale perde copiosamente ad ogni passaggio di spazzola sul suo manto. Fa un po’ ribrezzo, concordo. Ma c’est la vie. Modellare le menate fino a dar loro forme più divertenti è l’approccio che Francy ed io abbiamo sempre adottato, per vivere col sorriso.
Penso sempre che ogni giorno è un istante nel film della nostra vita e quando le nostre bimbe saranno grandi si ritroveranno al banco di montaggio della saga della loro infanzia. Preferirei che fosse una lunga commedia divertente. E questa quarantena presumibilmente sarà uno degli snodi narrativi più delicati da ricomporre. Meglio battere l’antagonista - insomma, questo virus - con arguzia ed ironia, piuttosto che fasciarsi la testa.



Mi perdo in questi pensieri, mi torna in mente Walter Murch dinanzi all’impresa di montare Apocalypse Now e il suo meraviglioso libro sul senso filosofico del montaggio cinematografico ispirato da quella prova estrema, In un batter d’occhi. Una crisi dinanzi alla necessità di dover gestire un’ingente mole di riprese in pellicola, confrontandosi con le (allora, a fine anni Settanta) nuove opportunità fornite dal digitale, che si affacciava pronto a scalzare una ad una le consuetudini analogiche. Un cambio di prospettiva. Chissà se dopo questa quarantena globale saremo pronti per affrontarne un altro. E in quale direzione? Davvero quella di una maggior consapevolezza dell’importanza delle piccole cose, come si sente dire spesso in questi giorni?

Elastigirl, insomma, Francy, mi richiama all’ordine. 

- Ci sei? Iniziamo?

Tra le doti da supereroina, c’è anche quella di essere davvero, in un certo senso, “elastica”, perché ha il dono di dilatare il tempo: quando c’è, è in 3D. Riempie la casa, la vita. Fa un sacco di cose, tutte bene. Ammaliarmi è una di quelle.
E così mi ritrovo sdraiato su un tappetino da palestra a seguire una sua improvvisata lezione di ginnastica.

- Adesso vedrai! Questi servono per la pancia piatta. Ne facciamo 5 serie da 20.

- Gulp. Gasp. Pant.

Premesso che, in condizioni normali, non sono una schiappa, bensì corro abitualmente circa un’ora… 100 addominali sono tuttavia un orizzonte inconsueto per me, da un po’ di tempo a questa parte.

- Dai fai quelli che ti senti, oggi.

Da sdraiato osservo il soffitto. Sarà lo sforzo o la fantasia, capita che come da bambino inizio ad immaginare di caderci “sopra”. Sì,  perché la casa vista sottosopra mi ha sempre affascinato. I mobili sembrano calamitati a quello che, una volta ribaltata, ne diventa il soffitto. E io pure. I nuovi pavimenti diventano così superfici sgombre, ordinate. Tutto è nuovo. E per un attimo non ci sono più Covid-pensieri. La casa-astronave contiene tutto il suo equipaggio, Francy compresa. Oggi non è fuori, nello spazio infinito protetta solo dalla tuta bianca. È qui con noi. Idillio.

- Bisogna strizzare le chiappe! - interrompe il sogno ad occhi aperti la mia personal trainer.



Tutti questi slanci fisici e i miei modi rocamboleschi di tenere testa alla situazione mi ricordano uno dei corti di Buster Keaton che amo di più, One week (che compie 100 anni, è del 1920! - cliccate sul titolo per vederlo) dove una coppia di sposi riceve in regalo una casa da montare (un set di pacchi, stile mobili Ikea, ma all’ennesima potenza: sono numerati e l’antagonista di Keaton, deciso a mettere i bastoni tra le ruote al novello sposo, modifica con pennello e vernice la sequenza. Come va a finire? Buster monta una casa “cubista” e arriva addirittura una tempesta che la fa girare su se stessa. Lui, in una memorabile gag, cerca di tenerla ferma mentre l’immobile si fa mobile e ruota.



Questa cosa che mi stai facendo fare si chiama GAG (gambe-addominali-glutei - ndr)? In caso - sottolineo - sappi che mi piacevano molto di più quelle di Buster Keaton, Charlie Chaplin e, insomma, delle slapstick comedy d’inizio secolo. L’altro secolo. Quello dove sono nato e appartengo, a giudicare dalla fatica che sto facendo con questi esercizi.

A rendere tutto molto comico arrivano gli abitanti più giovani della casa: Emma fa ginnastica con noi con il sorriso, cane Juliano gira intorno ai nostri tappetini sfiatando come il bue del presepe (e anche il suo sguardo stupito è simpaticamente bovino), mentre la piccola Bianca irrompe in scena come una star del wrestling, saltandoci ogni tanto sulla schiena per fare le coccole. Federica ci fotografa divertita.

- Adesso facciamo questo esercizio: proni, mani incrociate sotto il mento, al mio “tre” alziamo contemporaneamente braccia e piedi. 

Uno, due… tre!
Uno, due… tre!

Sembriamo pesci agonizzanti sul peschereccio di Capitan Findus, quando scaricati dalle reti sbattono testa e coda all’impazzata in un movimento arcuato.

E alla fine della serie l’unico movimento che riesco a fare per dare soddisfazione ai miei familiari ginnasti, spiaggiati sul pavimento del salotto, è simile a quello dei leoni marini visti insieme in California, nel bellissimo viaggio di cinque anni fa, durante il quale scoprimmo di essere in attesa della nostra piccola Bianca.
Sembra ieri e una vita fa, al contempo.
Adesso siamo qui, come tutti, immobili (insomma, a parte Francy e colleghi!), ad aspettare che questa emergenza finisca. E quello che possiamo fare per darci conforto o segnali vitali è costituito da piccoli gesti, talvolta dispettucci divertenti, di quelli fatti per dimostrare affetto, come i leoni marini che restando sdraiati l’uno accanto all’altro alzano nuvole di sabbia, sembrano punzecchiarsi a vicenda.





Arriva Bianca all’arrembaggio, con una copertina che usava quando dormiva nella culla ed ora ha regalato ai suoi bambolotti. 

- Dormi papy. Ahahaha.

Mentre cerco di eseguire l’ennesimo tipo di esercizio per gli addominali mi copre e si sdraia accanto a me. 

- Ah, bravissima, tu si che hai capito di che cosa avrei bisogno adesso: un bel pisolino, magari sognando la California, di tornarci portando anche te.

Mossa di wrestling.
Sipario.


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