RITORNO ALL’ANORMALITA’.


- Urca papy, come Hurk!


Così mi urla nell’orecchio la piccola Bianca, mentre la sollevo e la faccio piroettare in aria ridendo, per aiutarla a superare una roccia che rende difficile il sentiero che stiamo percorrendo nel bosco. 


Con la elle, amore.

- Ah… ulca. Davvero? 

- …

- I padri sono tutti muscoloni? Come Hurk? Lui diventa verrrrde!


Diversissimo in quanto a muscoli, è invece in effetti il verde ad accomunarmi a Hulk. Per la rabbia. Vorrei dirlo alla mia piccolina, rispondendo alle sue strampalate domande, mentre la tengo per mano passeggiando tra i monti.

Ma non è un bel sentimento, dunque cerco di trasformarlo in energia per procedere.




Mi piacerebbe, tuttavia, essere un supereroe, mi ritrovo a pensare. O anche solo avere una bacchetta magica, per dominare l’incertezza che sta ritornando ad avvolgere le nostre vite, da quando i contagi da Covid hanno ricominciato a diffondersi. È questo il motivo del mio celato nervosismo. Dell'apprensione. 

L’estate sarà stata solo una pausa tra il primo e il secondo tempo di un disaster movie? Non sta a me dirlo, ma come genitore (e anche come figlio, del resto) sono in pensiero. E poi di superhero ne abbiamo già una in famiglia, checché ne dicano i detrattori di questa etichetta. Per noi l’eroina è mamma Francy, medico di Rianimazione. E, come fossero gli Avengers, eccone tanti altri tutti attorno a lei: sono i suoi colleghi, che finalmente dopo mesi ho anche rivisto, insieme alle loro famiglie. Guardarli negli occhi è stato toccante, per me: una grande emozione, soprattutto dopo averli sentiti al telefono per farmi raccontare le loro impressioni dei giorni più difficili, come è successo con Nicoletta, Federico, Giorgio e Denise.


E adesso? 

Che dire… dopo settimane di pausa vissute con responsabilità - e per me l’inattesa necessità mentale di staccare le dita dalla tastiera, che si è fatta avanti dirompente, guidandomi verso sport e letture, le due vie migliori per ricaricare le batterie - rieccoci. 

E rieccomi, mattiniero, a battere sui tasti, per allineare i fatti alla ricerca di un senso.


Francesca cosa dice? Come va in ospedale?

Rieccole, anche le domande ricorrenti, da parte di amici e conoscenti. Riecco il costume “di scena” di mamma Francy, quella tuta bianca in Tyvek da indossare, visto che opera in uno dei 5 “Covid hub” istituiti da Regione Lombardia, ovvero i centri di riferimento per la cura del Coronavirus. Riecco la curva dei contagi quotidiana, da osservare come una cometa, sperando ci guidi verso la salvezza.


Ma soprattutto: riecco quel sopracciglio teso, incapace di rilassarsi, sul viso della madre delle mie figlie. La tregua l’aveva placato. 




La settimana di ferie con asterisco (ovvero, revocabili in caso di maggior necessità di medici in reparto) volge al termine. Addio monti, si torna nella città tumultuosa.


Tin tin


La verità irrompe via WhatsApp: serve un medico che copra un turno di notte extra, si raddoppia il personale di guardia, perché il reparto è ormai “tutto Covid”, nel senso che, proprio come accadde la scorsa primavera, tra le due Rianimazioni presenti in ospedale, quella dove lavora mamma è stata designata come unità interamente dedicata ai pazienti che hanno contratto il Coronavirus. Anche a febbraio si iniziò così, dall’istituire l’unità Covid-1, e si arrivò poi a fino alla Covid-4, mentre anche le sale operatorie venivano occupate come stanze di degenza per i malati bisognosi di ventilazione invasiva. 900 pazienti in contemporanea. 


Il resto è storia. Pareva conclusa, invece ci stiamo accorgendo (ma non tutti, purtroppo) che ci resta ancora da scrivere il finale. E siamo tutti chiamati a concorrere all’obiettivo di giungere ad un lieto fine. I nostri comportamenti contano. Ogni scelta individuale definisce l’andamento collettivo di questa maledetta pandemia.


Intanto aspettiamo l’arrivo della cavalleria: sempre loro, i sanitari. 

Faremo di nuovo il tifo, dagli spalti, sperando di non finire nell’arena (significherebbe, per noi mortali, diventar degenti). E allora grazie ancora agli eroi, anche se pure loro sono giustamente stufi di questa etichetta. Allo stesso modo le bimbe ed io siamo stanchi di essere un fan club. Attenzione: non perché mamma non se lo meriti. Al contrario: vorremmo proteggerla. Farla scendere definitivamente dal ring. Archiviare (con gloria) le copertine dei magazine che ritraggono visi segnati da mascherine indossate per 12 ore consecutive; le canzoni dal balcone, gli instant movie e i blog celebrativi. Tutto. Vorremmo solo uscire dall’incubo. E portare in salvo tutti gli eroi.


Ci è sembrato accadesse d’estate. Ma potrebbe essere stata solo una pausa, come l’intervallo al cinema, quel limbo di tempo così amato, resistito fino all’avvento delle multisala (dove chi è dentro è dentro e le provviste si fanno tutte prima: vasche da bagno di popcorn e piscine di bevande gassate, per sicurezza!). Era così bella quella veloce fuga al bar, per riempirsi le tasche di caramelle e la mente di sorrisi, commentando a caldo l’illusione appena svanita di vivere dentro un film. Ma, immancabilmente, all’improvviso si spegnevano le luci e ricominciava il film, obbligandoci ad arrabattarci per ritornare al nostro posto, proprio come ora dobbiamo fare per ricostruire una normalità.


Ah, come vorrei che i tanti libri già sfornati per spiegarci come siamo cambiati dopo la pandemia fossero davvero… definitivi. Alcuni fotografano bene la situazione, come un tampone: dicono come stiamo, oggi. Il domani è una domanda aperta.





La strada che porta alla soluzione del problema potrebbe essere ancora lunga, dietro la curva dell’estate potrebbe pararsi davanti a noi un’altra salita. Lo immaginavamo, il Covid non era sparito. Abbiamo forse, però, pensato, chissà perché, d’averlo intrappolato. E invece l’unico modo di convivere - lo sapevamo - era addomesticarlo: trovare il modo di vivere senza fingere che fosse sparito. Imparare a gestirne la presenza invisibile, proprio come lo scienziato Bruce Banner comprende come modulare la propria trasformazione da uomo a Hulk, dominando la rabbia che lo fa esplodere fino a diventare il gigante verde.


Anche noi possiamo farcela, basta ragionare, controllarsi, seguire le regole (distanze, igiene ecc.). Più difficile per i bambini, con la tanto attesa riapertura delle scuole, ma se ognuno segue già le disposizioni in famiglia e nella vita privata, si abbatte il rischio di essere “untori” in classe.


E, intanto, i nostri operatori sanitari… ce la faranno? Come stanno? Il loro impegno degli ultimi mesi è stato troppo intenso. Fatica fisica (bardati nella tute anticontagio), mentale (alla ricerca di terapie per battere il nuovo virus) e stress, quest’ultimo pronto a riaffiorare sottopelle, come il verde di Hulk, in particolare dinanzi a chi sminuisce quanto accaduto (lo scetticismo da spiaggia o - peggio - da piazza, incredibilmente, esiste). Per medici, infermieri, ausiliari, personale delle Rsa, autisti e volontari del soccorso stradale (e, insomma, ogni persona impegnata nella preziosa catena umana del salvar vite) la primavera 2020 è come se fosse durata anni. Non scherzo quando affermo che il personale sanitario che ha fronteggiato l’emergenza Covid si meriterebbe il pensionamento anticipato di un pochetto, insomma un bonus di tempo da vivere, sereni, a fine carriera, come forma di risarcimento sul piano fisico ed emotivo.





Intanto, almeno, ci sono state le vacanze. E ora anche la nostra in montagna volge al termine. All’orizzonte il rientro all’asilo, lunedì prossimo. Incredibile, questo, sì. Come Hulk.

La mia quattrenne non varca quel cancello da più di 6 mesi, chissà che emozione.

Ma finché l’atteso momento non sarà realtà, non ci pensiamo troppo: è inutile far finta che le cronache siano rassicuranti. 

Così com’è un’illusione pensare che il “film” che sta per iniziare sia una cosa tipo Ricominciare dopo il Covid; un titolo più azzeccato, a giudicare dal trailer che le cronache mimano, sarebbe: Ritorno all’anormalità. 


Esagero? È un’analisi impietosa? Ognuno è libero di farsi un’opinione. La mia è che le nuove regole del gioco non siano esattamente delle linee guida per la felicità (al netto del fatto - ne convengo - che di questi tempi più che mai, per essere felici basti poco: la salute). Ad esempio:


. L’asilo pare funzionerà così: suddividendo i bambini in gruppi fissi, che non dovranno mai entrare in contatto. Piccole unità di crisi indipendenti, così da potersi avviare in quarantena a macchia di leopardo, una per volta, se dovessero verificarsi casi di positività al SarsCov2. Mica tutti, allineati come i 44 gatti in fila per 6 col resto di 2.

Una strategia comprensibile dal punto di vista matematico, ma umanamente delicatissima da spiegare. E non solo a chi ha 4 anni: anche le sorelle maggiori di Bianca vivono con apprensione il ritorno in classe, a partire dal fatto che si aspettano differenze notevoli rispetto alla “normalità”.


. La scuola funzionerà così, per le mie figlie più grandi: remixando gli alunni di 2 seconde elementari nasceranno 3 terze elementari, meno numerose. Stessa cosa per le 2 seconde medie, che diverranno 3 terze. Partecipando alle riunioni via web indette dal dirigente scolastico in questi giorni scopriamo un po’ per volta i dettagli della strategia.


Alle elementari pranzo al banco, lunchbox come in aereo (che beffa, in tempi dove viaggiare è così difficile), per evitare assembramenti o comunque perché i locali della mensa sono stati riconvertiti in aule, visto che serve più spazio.


Uno dei nodi da sciogliere riguarda anche la ginnastica: chissà se la bella palestra della scuola sarà agibile o servirà ad altri scopi. Visto che le attività in spazi ampi e all’aria aperta sono da prediligere per rispettare le distanze di sicurezza, siamo ottimisti.


Ho paura, papà, che le ore di educazione fisica siano solo teoriche, tipo lezioni sulla storia dello sport, come quelle che la professoressa (encomiabile! - ndr) ci faceva fare via web durante il lockdown. Erano interessanti, ma è bello anche muoversi… Però poi a tutti verrebbe il fiatone… Come si fa a correre con la mascherina?


Questi i pensieri e i dubbi che mi confida la mia primogenita.

Evidentemente ha già capito che, per tenere a bada Hulk, bisogna farsi i muscoli!



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NOTE:

Nella settimana dal 26 agosto al 1 settembre, in Italia:
+ 37,9% di nuovi casi di Covid-19 
+ 30% di pazienti ricoverati
+ 62% di ricoveri in Terapia Intensiva 


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