#58 - NON CI RESTA CHE… RIDERE.


Dovevamo andarci con gli amici, a sentire i Foo Fighters. 


Viene naturale usare il passato, anche se non è ancora arrivata la notizia della cancellazione ufficiale del concerto, ma è verosimilmente attesa da un momento all’altro: tutte le date europee intorno a quella di Milano, del 14 giugno prossimo, sono state già rimandate di un anno esatto: per Berlino, Nimes, Valencia e Lisbona l’appuntamento è nel giugno 2021.

Nel gruppo di affezionati della band di Dave Grohl, con il biglietto per l’I-Days Festival in mano, c’è anche “la Nico”, che Francesca vuole farmi conoscere da tempo. È Infermiera di Emergenza e lavorano insieme spesso, in particolare sull’Automedica. Condividono la passione per la musica, i discorsi tra giovani mamme e tante altre emozioni. Di certo quelle delle corse “in sirena” nel traffico, per arrivare in tempo a salvare la vita a chi ha bisogno urgente d’aiuto. 
Provo a immaginare quell’adrenalina, a ricordarne gli sporadici esempi avuti a vent’anni, quando scelsi di svolgere il Servizio Civile guidando le ambulanze della Croce Bianca. Dieci mesi alternativi alla naja, al tempo ancora obbligatoria, densi di ricordi epici. E, soprattutto: il periodo che mi ha regalato l’occasione di conoscere una solare volontaria diciannovenne pettinata come Natalie Imbruglia: Francesca, allora studentessa di Medicina, oggi ancora più rock e madre delle nostre tre figlie.




Io e gli altri venti obiettori di coscienza dovevamo occuparci solo di trasporto degenti, mai di emergenze. Ma quando guidi per otto ore al giorno un’ambulanza capita che i passanti ti fermino per la strada urlando “aiuto” e… non è certo bello dire: scusate c’è un equivoco, indosso una divisa e sono seduto al volante di un mezzo con la sirena, ma, vedete, sono solo un taxista atipico. Vi assicuro: è meglio rimboccarsi le maniche e agire. 
Così conservo una serie di ricordi di interventi “fuori programma”. Una guardia giurata distesa sulla scalinata di una banca, in preda a un ictus. Un anziano al bar con gli amici in edema polmonare. Una overdose di eroina tra amici in auto: la cosa che mi sconvolse, quella volta, fu che erano compagni di lavoro, in relax a fine turno, come quando si va insieme a bere un pirlo… in due ci fermarono e spiegarono la situazione, mentre il terzo era riverso sul sedile e dalla nostra centrale, via radio, ci davano indicazioni per provare una tracheotomia con mezzi di fortuna. Per grazia divina arrivò un equipaggio capace, prima che potessimo far danni. E poi un paio di incidenti stradali appena avvenuti, con la gente che si buttava in mezzo alla carreggiata per farci fermare. Eravamo sempre in due, a bordo dell’ambulanza. Entrambi obiettori. Solo in giorni fortunatissimi, al posto del solito copilota speculare a me - beninteso, con molti siglai avventure memorabili - si materializzava il sorriso inconfondibile di Francy-Natalie. 
Natalie-inPuglia, la chiamavo… e ridevamo. Il motivo è presto detto: lei era in turno rigorosamente il mercoledì pomeriggio, in concomitanza (casuale, ma gradita) del ritorno dalla dialisi di una simpaticissima signora pugliese, che giunti al suo indirizzo ci invitava ad entrare per “assaggiare” il suo limoncello fatto in casa. Lo conoscevamo ormai benissimo e lei lo sapeva, così quando voleva stupirci sfoderava la variante “arancino”, un vero nettare degli dèi.

Comincio a chiudere questa mega-parentesi prima che prenda una piega troppo sdolcinata - anche vista la quantità di zucchero che la mitica nonnetta iniettava nell’elisir apulo-bresciano - e torno al punto di partenza, musicale. In qualche modo la musica è stata ed è fondamentale per me e Francesca. Quando ci siamo conosciuti suonavo in tre band e lei si è sorbita decine di serate sotto il palco di live più o meno riusciti, addirittura imparando a usare il mixer, a un certo punto. Per non parlare delle sere di prove: pura pazienza, ripagata con belle cene a seguire, ricche di bicchierate in allegria. Non dirò mai grazie abbastanza allo zio alpino Raffaello (suo, ma da tempo ormai anche mio: lo rivendico!) per averle insegnato giovanissima il piacere dei brindisi in compagnia. Insomma, i primi Duemila furono anni musicali e di grandi amicizie, che durano ancora. 

La delusione per l’imminente annuncio della cancellazione del concerto dei Foo Fighters, è attenuata dall’ultima prodezza di Dave Grohl, che come al solito non lesina affetto e gratifica i propri fans. E stavolta, complice Jimmy Kimmel, ha colto nel segno, dedicando a sorpresa Everlong ad un infermiere di New York, contagiato dal Covid-19, come il 60% degli operatori del suo ospedale.




Guardo il video con Federica, la nostra figlia adolescente, mentre Francy è a fare il turno di notte. Le mandiamo il link, come fosse una carezza da lontano. 

Sono certo che lo girerà alla Nico, che nel frattempo di recente, dopo tanto averne sentito parlare… ho conosciuto al telefono, in attesa che altri concerti ci portino sotto gli stessi palchi. 
Come già con Giorgio, volevo fare due chiacchiere anche con lei, ringraziarla per l’incredibile lavoro di questo periodo, farmi raccontare le sue sensazioni per cercare di restituirne l’essenza su queste pagine, per rendere merito a tutto il personale sanitario impegnato nell’emergenza Covid-19. 
Il mio grazie cerca di esprimersi così, fotografando con parole i dettagli di questo periodo frenetico e destabilizzante come un vortice. Ognuno ha il proprio modo di ringraziare, l’importante è far sentire la presenza, ci riflettevo già settimane fa. Nel frattempo proprio Areu (Azienda Regionale Emergenza Urgenza, alla quale fa capo l’Automedica) ha ideato un modo concreto per dare l’occasione di farlo a chiunque lo desideri: la casella mail grazie@areu.lombardia.it, dove inviare messaggi di ringraziamento a medici, infermieri e operatori sanitari in prima linea. Si pensa già ad un evento pubblico, in un futuro più roseo per la socialità vissuta in presenza, dove leggerli tutti.

Un modo per “sostenere chi ci sostiene” con ancor più grinta e coraggio del solito, correndo rischi che, statistiche alla mano, raccontano che a Brescia il 40% degli operatori Ats sono risultati positivi ai primi test sierologici (fonte: Giornale di Brescia del 26 aprile). Un dato che si abbassa al 20% considerando solo gli ospedalieri, niente giubilo comunque: solo nell’ospedale dove lavorano Francesca e Nico, su 6700 dipendenti, statisticamente dovrebbero dunque essere positivi ben oltre mille operatori.

Stasera è uscito anche il nuovo videoclip dei Pinguini Tattici Nucleari. Proviamo a fare una sorpresa alla mamma, sperando non le giunga la notizia prima. Il brano è “Ridere” e il video raccoglie sequenze inviate dai fan in quarantena.




Con questo potremmo addolcire la pillola alla mamma, in caso arrivi conferma di cancellazione per i Foo Fighters. Potremmo farle uno striscione con scritto: “Non ci resta che… Ridere!”.



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Al concerto dei Pinguini di Montichiari sarei venuta anch’io - mi racconta Nicoletta - l’avevo deciso all’ultimo minuto. Mi è dispiaciuto che l’abbiano cancellato.

Cosa posso dirti dei miei ultimi due mesi vissuti a stretto contatto con il Covid-19?
Innanzitutto che la pandemia è stata una scoperta allucinante, fatta quasi all’improvviso: ero in vacanza in Islanda con la mia famiglia e alcuni amici. Sono rientrata al lavoro il 26 febbraio, ad emergenza appena esplosa. 

Dovevo prestare servizio di assistenza alla fiera Golositalia, invece mi hanno spostato, indirizzandomi a Cremona. Sono tornata in lacrime. Arrivando all’ospedale mi sono ritrovata catapultata in uno scenario di guerra. Di sofferenza se ne vede sempre, nel lavoro che ho scelto - e, inoltre, mio marito Davide è medico di base dunque in casa abbiamo modo anche di confrontarci - ma non sono abituata a cose così: sovraffollamento, sedie da campeggio per i degenti, in attesa stipati. 

Ero terrorizzata, oltre che in preda allo stupore, come anche quando sono andata a prendere alcuni pazienti a Codogno, primo focolaio.
La tuta bianca che indossavo era un elemento destabilizzante: intimoriva le persone che dovevo soccorrere e così anch’io cominciavo a spaventarmi della situazione.

Una volta nella stessa notte siamo usciti su ben 4 decessi, tutti pazienti con febbre. Non dimenticherò il terrore delle famiglie, le loro domande: come gestire le salme? Come e dove recarsi a fare i tamponi? Non avevo risposte da dare: questa è stata una delle sensazioni più dure da affrontare.

L’equilibrio l’ho mantenuto pensando a mio figlio: guidando verso casa sulla A4, dopo i turni, mi è capitato di piangere al volante, ma mi riproponevo di non rientrare ancora scossa, per proteggerlo. 


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E pensando ai Foo Fighters e all’idea di rientrare, viene naturale dedicare ai nostri operatori sanitari anche un’altra canzone, e relativo videoclip cult: My Hero.





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