#19 - BUONA FESTA DEL PAPA', MY DAD.
Attualmente le vittime italiane del Coronavirus sfiorano quota tremila, come quelle degli attentati dell’11 settembre 2001.
Ieri è stato il giorno peggiore, con la Lombardia sempre epicentro del contagio in Italia e Brescia che (con 3785 positivi) ha superato Bergamo per numero di nuovi casi: più 484 rispetto al giorno precedente.
Nell'ospedale dove lavora Francesca gli operatori sanitari contagiati, adesso, sono trecento.
Oggi è la festa del papà e, non potendo abbracciare il mio perché restiamo chiusi ognuno nella propria casa, gli ho scritto una lettera con l'idea di interpretare una sensazione comune alla mia generazione. Il Giornale di Brescia l'ha pubblicata.
Caro papà,
ho la fortuna di averti ancora e di solito vivo allontanando l’idea che il destino un giorno dovrà separarci.
ho la fortuna di averti ancora e di solito vivo allontanando l’idea che il destino un giorno dovrà separarci.
Pur avendo superato i quarant’anni, e tu i settanta, più che dirti da sempre di smettere di fumare (ma forse non è la quarantena il momento più adatto, tranquillo) vivo con pacato fatalismo. Devi avermi trasmesso la giusta serenità di fondo davanti alle grandi prove.
Oggi però vorrei abbracciarti per augurarti buona festa del papà, invece siamo separati da uno schermo. Lo stesso con il quale mi sto allenando alle delizie della DAD, ironia della sorte. È la Didattica A Distanza. Ne imparo i meccanismi dapprima facendo il padre, per supportare le mie figlie tenute lontane da scuola per questo Coronavirus che ci ha paralizzato. Poi al fine di utilizzarle per continuare ad insegnare ai miei studenti, isolato nell’intimità di casa, aprendo loro una finestra sulla mia quotidianità familiare, mentre siamo tutti bloccati, riscoprendo l’aspetto più paterno del rapporto maestro-discepolo, quello confidenziale.
La distanza è una scelta a fin di bene, per non diffondere il contagio, ma innesca un brivido lungo la schiena: quello del figlio adulto che realizza di essere giunto ad un momento critico della vita. È l’attimo dove emergono i primi segnali di una trasformazione necessaria, quella da figlio in padre del proprio padre. È il desiderio di proteggerti in questa tempesta a farmelo capire, mentre vedo alti figli che perdono i propri padri all’improvviso.
Diventare genitori dei nostri genitori: questo è il picco dell’esistenza che la mia generazione sta affrontando senza troppo preavviso; mentre tutti aspettiamo l’altro atteso picco con ansia, quello dei contagi della pandemia, così da poter poi iniziare la discesa verso la normalità, sperando sia veloce, su quel grafico che a un primo sguardo risveglia il fanciullino ch’è in noi, ricordandoci le montagne russe o le giostre sulle quali tu mi portavi da bambino.
Insegnare. Imparare. Due attività da sempre e per sempre connesse, come me e te.
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