#37 - LA RICETTA DELLA FELICITA’… SARA’ SU INSTAGRAM?


- Hey figlia adolescente, ho pensato una cosa: vuoi aprire un tuo account su Instagram?

- Come? Davvero? Ti senti bene papà?





- Sì, lo so che non ti aspettavi questa proposta, ma è un mese è mezzo che non vedi i tuoi amici e pensavo che forse almeno tenerti in contatto con loro tramite un social potrebbe essere di conforto. Ovviamente non 24 ore al giorno, con criterio.

- Ma veramente? Non ho neanche il cellulare… mi stupisci, ma sììììì!

- La storia del telefono resta valida, sei stata brava finora ad aspettare e sono contento di non avere una figlia ipnotizzata dallo schermino luminoso (a parte quando te ne capita in mano uno e pare che ti si incolli alle dita… è lì che ho la conferma che mamma ed io abbiamo fatto bene ad aspettare a farti varcare definitivamente lo specchio del black mirror). Comunque: posso scaricarti Instagram sul tablet, quello che ti ha portato S. Lucia già anni fa e custodisci come il Sacro Graal fronteggiando il fuoco incrociato delle sorelle.

- Ah, dai: bello! 

- E così puoi anche mandare messaggi e videochiamare i tuoi amici…

- E mettere i “like”! 

- Ahahaha, sì esatto. Profilo privato, naturalmente. Regola 1 (ne seguiranno altre, definite con mamma in un summit a breve): concedi l’amicizia solo ad amici che conosci nella vita reale. Puoi, comunque, seguire i profili ufficiali delle star del cinema e della musica che ti piacciono. 

- Magnanimo. Dai dai, cominciamo!

- Urca: primo intoppo… non possiamo mettere la data di nascita reale nel profilo. Bisogna avere 13 anni, mi sembrava infatti…

- Ma i miei amici lo usano da sempre… perfino il cane della Ferragni ha un account! E io per un mese di anticipo, adesso, non posso…?

- Con tutte le menate che questo Coronavirus ci ha portato, direi che ti sei guadagnata un mese di bonus. E poi, tredici anni fa, quasi ci nascevi al sesto mese di gravidanza, che spavento, a gennaio… dunque li avresti già questi tanto sospirati tredici anni!

- Olè! 


Secondo intoppo. Solo mio. Un minuto dopo aver aperto l’account vediamo già la foto di una sua compagna di classe che si bacia sulla bocca con un ragazzo.

- È uno di terza.

- Ma lei…  è una che l’altro ieri era all’asilo con te??! 

- Siamo cresciute.


Resto muto per qualche minuto.


- Abbiamo perso il papy! - s’avvicina ridendo mamma Francesca, oggi in versione random-domenicale (insomma, in Rianimazione non esistono pause, quindi la domenica quando arriva arriva, come il Natale in quel vecchio spot del panettone con Renato Pozzetto).

- Chicca hai Instagram? Foooorte!!! - salta su Emma, incuriosita e già sul pezzo, con l’esperienza dei suoi otto anni… espansa dal fatto di avere una sorella maggiore.

- Esatto. E adesso posso fare le foto ai piatti che cucinate, dai continua ad aiutare la mamma tu.

- Sì, stiamo facendo gli “gnudi”.





Si tratta di una sorta di gnocchi di spinaci e ricotta, con pochissima farina e senza patate… forse più simili ai malfatti che agli gnocchi. Vabbè, insomma, una ricetta tutta particolare… in ogni caso: buonissimi e leggeri!

Pregustandone l’assaggio, mi riprendo dal trauma genitorial-digitale. O quasi.


- Ma, Chicca, ti ricordi… andavate alle festine di compleanno sui gonfiabili, tu e lei… e adesso… i baci. Non voglio sapere niente di te. Voglio sapere tutto di te. 

- Papà, decidi. 

- Ok, voglio sapere il giusto. Però sarai sempre il mio Minion grande eh. Questo mettiamolo in chiaro.

- Va bene. E domani sera quando la mamma fa il turno di notte mettiamo a dormire i Minions piccoli e ci vediamo Stranger Things! Finale di stagione!! Yeeee.

- Affare fatto. Tanto sei grande e non ti spaventi. 

- Sì ok. Neanche tu, mi raccomando. Adesso fammi fare le foto.


La vita indoor scorre, è fatta anche di momenti sereni, per fortuna. 
Come tutti, di solito fotografiamo solo gli attimi di felicità. Almeno un tempo era così: gli album di foto erano carrellate di cose belle: compleanni, matrimoni, vacanze, cose così.
Elena Mosconi, una delle docenti che ricordo con più affetto tra quelli avuti all’università, ha condotto ricerche molto interessanti sull’argomento. E il corso monografico del suo insegnamento di cinema era dedicato proprio a questo tema, quando lo frequentavo nei primi anni Duemila. 
Che epoca lontana, pare, ripensando gli esordi del Grande Fratello, inteso come programma tv (vinto, tra l’altro, nella sua prima edizione italiana proprio da una mia compagna di corso del Dams, Cristina Plevani). Un format che trasfigurò il concetto di “confessionale” nella nostra percezione, trasformandolo da microcosmo liturgico dove espiare i peccati a mini-palcoscenico del quotidiano, ben prima che i social network rivoluzionassero le nostre abitudini di dialogo ed incontro.





Fammi vedere il tablette! Voglio Netfliz, c’è Heidi - ordina Bianca, vedendo Federica intenta ad armeggiare con il tablet, tra Instagram da curiosare e le foto della preparazione del piatto da scattare. 

Guardo le nostre bimbe: sono isolate dai loro amici proprio come Heidi quando viene portata a vivere in montagna dal nonno. Hanno trovato un loro equilibrio. Per fortuna sono tre, si fanno compagnia. 

Chiccaaaa, guarda sul tuo tablette: loro si baciano in bocca!! Smack smack smack. Ahahahah. 

- Oh no, ancora! Non farla vedere al papy quella foto. Si impressiona.

- È prontoooo. A tavola. Lavate le mani, prima.

- Io le ho già pulite: ho cucinato - puntualizza Emma - mmmh, non per vantarmi ma sono strabuoni!

- Pronti, via! Buon appetito!

In 5 minuti, tutto spazzolato. Quando si tratta di cose belle, fatte con cura, il tempo vola. Mi rendo conto che sta succedendo all’infanzia della nostra Federica.
Quando uscirà dal lockdown sarà diversa, più grande. Come un serpente che cambia pelle, tornerà dai suoi amici e non sarà più bambina. La muta è iniziata. Click. Like. Love.


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