#45 - DACCI OGGI LA NOSTRA SCUOLA QUOTIDIANA



Qui nell’astronave tutto ok.
A parte una certa nostalgia del futuro, di come eravamo soliti immaginarlo.




Dopo le pseudo-vacanze pasquali, ovvero la sospensione di tele-scuola e compiti per le bimbe dal 9 al 14 aprile, come suggerito dagli insegnanti in base al vecchio calendario festivo, è ripresa la nostra nuova normalità casalinga. Le giornate-tipo senza mamma Francy (l’astronauta che è andata al lavoro spesso anche durante le feste, in Rianimazione, indossando la tuta bianca) sono organizzate come co-(home)working. Insomma: un co-working dove io lavoro e le pupe fanno i compiti. 
Almeno così va per Federica ed Emma, mentre la quattrenne Bianca si aggira furtiva, mettendo in scena giochi. Bravissima, devo dire, ad accettare il “no alla tv mattutina, che sarebbe un comodissimo parcheggio, ma anche una troppo facile “cura Ludovico”.




Ci sediamo insieme al tavolo con le migliori intenzioni, ognuno di buttarsi, assorto, nel proprio mondo di cose da fare autonomamente: una versione proficua dell’isolamento in presenza mostrato dalla famiglia di Ritorno al Futuro 2, dove ogni componente dialoga con il proprio schermo, incurante di chi gli sta accanto.
Dura poco: appena inizio a lavorare al computer iniziano a fioccare domande. 

- Se continuo lo schema delle parole con CU o QU… ma cambio pagina… perché non ci sto più, poi devo mettere la lettera maiuscola?

Ehm, no, avanti in colonna senza maiuscole -  M’improvviso maestro di seconda elementare.

- Grazie papy. Per ascoltare il dettato posso usare le tue cuffie? Quelle per sentire bene la musica?

- Va bene. Anzi: ottimo, così intanto io riesco a concentrarmi un pò. Cerca di andare alla stessa velocità della maestra che detta… non fermare il filmato ogni poco. Altrimenti non vale: mica hai il tasto pausa, in classe.

- T’immagini che ridere! Fermare la maestra mentre spiega, farla ripartire, fermarla di nuovo, indietro veloce, avanti… ahahaha.

- Ooook. Sì sì, super-divertente! Adesso però, amore, vai avanti…

Dlin.
Dlin Dlin.
Dlin.
Dlini Dlin Dlin.
Dlin.
Dlin.

Nove messaggi nella chat genitori. Dopo li leggo, dai.
Mmm, magari sono legati ai compiti che sta facendo ora. Butto l’occhio, ok. Poi mi concentro.

- Paaaaapino, mi prendi gli animali? Sono lassù, nel cassetto alto… - reclama attenzioni Bianca, allo stato brado e nostalgica pensando al suo asilo.

- Arrivoooo, tu non fare niente, li prendo io, non arrampicarti…!

Nostalgia del lavoro.
Nostalgia del relax (vabbé non che ce ne fosse tanto anche prima).
Nostalgia di ambiti separati e ruoli definiti.
Amo essere un genitore-amico, ma senza esagerare, voglio essere anche autorevole. Il ruolo di insegnante casalingo, di “istitutore” come si diceva una volta, è davvero complicato e soprattutto “totalizzante”: bisogna seguire i figli/alunni.
Ma come fanno quelle famiglie che partono per giro del mondo in barca a vela e intanto fanno anche in modo che i figli restino al passo con la scuola? Sono un mio mito? Esistono storie così, qualche volta le ho sentite. Chiediamo a loro di mandarci un tutorial.
Ah, ecco, pensandoci ora capisco: innanzitutto diciamo che in quel caso i genitori si prendono una specie di vacanza, mentre qui si lavora. 

La cosa divertente è che mi trovo anche dall’altra parte della barricata, come docente. Ed è proprio lì che capisco che si potrebbe gestire tutto in modo molto più schematico rispetto all’esperienza che sto facendo da genitore (la mia, almeno, perché poi sento di ragazzini che hanno videolezioni live tutta mattina e anche interrogazioni… con buona pace dei familiari).
Noi, in Accademia, non ci siamo fermati, facciamo tutti le lezioni da casa. E anche all’Università dell’Insubria, dove terrò a breve un laboratorio di critica cinematografica, tutto procede. Già mi prefiguravo trasferte primaverili con soste a Milano a visitar mostre e salutare amici filmmaker. Mannaggia.

A proposito, devo pianificare il setting casalingo per i prossimi giorni.

- Chicca: domani pomeriggio devo tenere 3 ore di lezione ai miei studenti dell’Accademia, ma la mamma ha un turno… devo chiederti, per favore, di dare un’occhiata alla piccola Bianca, non sarebbe professionale se entrasse nell’inquadratura. Almeno non spesso. O peggio, facesse un capriccio mentre spiego Carosello e la rilevanza del medium televisivo come propulsore per i consumi di massa negli anni del Boom Economico. Capisci?

- Dieci euro.

- Come?

- Anzi: 130 euro. Centoventi me li devi da due mesi, da quella volta che è venuto l’idraulico per la revisione della caldaia e non avevi contanti…

- Uff, hai ragione tesoro! Non mi ero dimenticato, figurati. È che il bancomat non c’è qui vicino… Lo sai, posso allontanarmi solo 250 metri quando porto fuori il cane. Ti assicuro che te li restituirò. Oh, fidati! Tornando al punto: non ho intenzione di pagarti perché fai un po’ da babysitter alla tua sorellina. Diciamo che… è un modo per continuare a meritarsi Instagram. E anche le serate esclusive Stranger Things quando mamma fa i turni di notte e noi “a una certa” mettiamo a dormire le sorelle.

- Ok. Ma c’è un problema: domani pomeriggio ho lezione anch’io, alle 15.30.

- Ops. Ma perché i tuoi professori le piazzano random??! Non potevano tenere il calendario di prima? (E farne più di una ogni tanto, oltretutto… Sembrano gli eventi cinema NexoDigital, ci manca solo il biglietto maggiorato come per i film d’arte!).

- Dai papà… non so che dirti. Ah e poi adesso il mercoledì pomeriggio ci saranno sempre le interrogazioni di matematica.

- Hallelujah! Finalmente. Qualche voto per il secondo quadrimestre. Brava la prof, speriamo che inizino anche gli altri.

- Basta così, basta così - si inserisce la piccola Bianca portando via Chicca per mano sperando di trovare una compagna di giochi.

- Bianca! Federica deve fare i compiti, giocherà più tardi con te.

- Ufffffffaaaa. Ma quante volte devo dirvelo che io devo gio-ca-re. Basta com-pi-ti.

- Mmmm, un imprinting eccezionale! - mi sfugge questa battuta probabilmente incomprensibile alla loro età - Per fortuna che non deve cominciare la scuola quest’anno. 

- Sempre che inizi, papà, ieri al telegiornale dicevano che forse bisognerà stare attenti al Coronavirus fino alla fine del 2020.

Mi si gela il sangue. Ma non solo per la menata assurda che intravedo all’orizzonte. Mi paralizza immaginare le mie figlie, e tutti i loro compagni, e tutti i ragazzini… bloccati… senza la socialità quotidiana che la scuola consente.

Driiiin driiiin. Suona il campanello. 
Rispondo al citofono.

- Chi è?

- Fruttivendolo. Lascio qui sul cancello i sacchetti, che ho tante consegne, tanto vedo che ha già pagato con PayPal.

- Ci sono anch’io, il corriere! Pure io lascio il pacco qui. Arrivederci.

Vrooom Vroooooom. 
Uno dei due furgoni è già sparito. 

- Sì, ma… un secondo… ok che siamo in buona fede, ma se passa qualcuno e mi frega i pomodorini…?!! 

- Tranquillo - mi rassicura l’ortolano - c’è rispetto. Funziona così oggi, distanziamento sociale… solidarietà… arcobaleni… tutto bbene, tutto occhei.

Simpatico, se non fosse per il virus lo inviterei a salire per un caffè. Finalmente due chiacchiere tra adulti. Magari a farmelo amico poi mi fa lo sconto sulla frutta e verdura che coltiva probabilmente in gioielleria, a giudicare dallo scontrino ricevuto… Ma è buonissima, evito la coda al supermercato e ottimizzo i tempi. Il mio vizio in questa austerity. Dai che riesco a lavorare un po’.




Torno su, metto tutto nel frigo rosa. Mi siedo al tavolo. Coordino la truppa. 

- Dai: riproviamoci, tutti concentrati. Sotto a produrre!

- Sì papà.

- Ok papy.

- Va beeeeene, io gioco… da so-la.

I messaggi sulla chat elementari sono diventati 25, inizia a pulsare anche quella delle medie. In breve siamo a 18. Si accettano scommesse sull’esito del testa a testa, in serata.

- Quando finiamo possiamo fare una partita alla Wii? 

- Sì. Adesso silenzio però.

Dlin.

- Urca! Adesso disinstallo whatsapp. Anzi mando in crash il wifi di casa e scrivo solo a mano. Detto gli articoli al giornale per telefono, come i corrispondenti dal fronte d’altri tempi.

Mi scappa l’occhio sull’anteprima del messaggio appena arrivato: è un cuore rosso. Grande. E il mittente è proprio lei: Francesca. È già quasi mezzogiorno e deve aver tolto tuta, guanti, mascherina e visiera da Robocop per gustarsi il suo triste cestino della pausa pranzo. E ha pensato a noi. Apro subito il messaggio. Il cuore pulsa. Sia quello rosso sul display animato, che il mio.

L’unico vero disagio del co-working casalingo è, in effetti, che ci manca il nostro quinto elemento. La mamma, campionessa di chat scolastiche. Cintura nera di Amazon Prime ed Esselunga Spesa a Casa. Francesca è sorriso e azione. Manca, come l'orizzonte ai viaggiatori.
Ma è proprio pensando a lei che tutto il resto, in qualche modo, si supera. Con la gioia frizzante dell'attesa del suo rientro, per poterle raccontare nuove avventure del nostro ufficio improvvisato. E immaginare possibili "domani" insieme, normali o sopra le righe, tanto per sognare un po'.

Ho già qualche idea per resistere, in effetti: una è l’orto condominiale. 
Cullo il sogno di una vita da famiglia di agricoltori autosufficienti, come nel bellissimo documentario proiettato lo scorso autunno nella nostra rassegna scuole del Nuovo Eden: La fattoria dei nostri sogni. Otto anni di riprese di vita agreste e familiare.
.



- Ve lo ricordare il film che racconta di quella famiglia che rimette in sesto una fattoria in California?




- Bello, sì! Quello della scrofa che quando l’hanno comprata si chiamava Ugly Betty e poi l’hanno ribattezzata Emma. 

- Grrrrrr! Sì, ecco, a me è piaciuto, ma quel dettaglio no! Uffa! - ribatte l’omonima.




- Vi piacerebbe vivere così?

- Mah, sì. Senza gli attacchi notturni del coyote, magari.

- In effetti.

- Dai, adesso studiate un po’, che qualsiasi cosa desideriate fare da grandi vi servirà un po’ di cultura.

Abbassiamo la testa su libri, tablet e computer.
Sognando una vita all’aria aperta. Immaginando assembramenti festosi di fine raccolto. 
Coltivando speranza. 

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NOTE 

Per approfondire: in Italia sono 1.491.290 gli iscritti alla materna e 2.754.057 gli iscritti alla primaria. Oltre 4 milioni di bambini (senza contare gli iscritti alle secondarie) vivono questa nuova normalità. 

Non siamo in California, ma anche intorno a Brescia esistono realtà agroculturali davvero interessanti, come Ruraropoli e Iside, che sono venute a trovarci al cinema, dopo la proiezione de La fattoria dei nostri sogni, per raccontare alle scolaresche nel pubblico come è possibile fare agricoltura rispettando il territorio e creando solidi legami umani.





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