#57 - È ARRIVATO IL RISULTATO DEI SIEROLOGICI
SCENA 57, INTERNO NOTTE.
Una famigliola sta cenando.
Sul tavolo piadine calde e una bottiglia di Lambrusco con 2 bicchieri.
I bambini sorridono e fanno domande, mentre un grosso cane color oro si aggira guardingo, sperando in un assaggio.
- Quanti anni “da uomo” ha adesso, Juliano?
- Hai appena studiato la tabellina del 7: fai tu il calcolo…
Mentre la vita scorre focalizzata sul presente, più centrata sul cogliere l’attimo rispetto a qualche mese prima, il polso della mamma s’illumina: lo smartwatch mostra l’anteprima di un messaggio.
- Sono arrivati i miei sierologici, non ho anticorpi per il Covid. Strano, dopo tutto questo tempo a lavorarci in mezzo. Passami una piada.
La donna vive la notizia come una comunicazione di servizio.
Attimo di silenzio. Il resto della famiglia la guarda, in equilibrio tra gioia e sguardi interrogativi.
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NOTE DI REGIA
La scena va girata senza enfatizzare il momento: l’improvviso arrivo del messaggio deve inserirsi nel flusso dei movimenti della macchina da presa.
Essere visto, ma svolgersi in secondo piano.
Prediligere punti di vista ad altezza bambino.
Forse una soggettiva del cane: il suo punto di osservazione potrebbe suggerire agli spettatori sensazioni interessanti: sentirsi contemporaneamente interni ed esterni alla famigliola.
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ANNOTAZIONI
È possibile abituarsi agli spartiacque improvvisi? Essere ormai talmente abituati all’emergenza da non sconquassarsi più ricevendo notizie?
Questo risultato del test è una buona cosa o no? Non si capisce del tutto. Avere anticorpi significherebbe essere passati attraverso l’esperienza del contagio, da asintomatici. Un po’ togliersi un peso, ma non del tutto perché non si sa quanto durano questi anticorpi.
Domina l’incertezza, l’unica cosa che emerge è una sensazione di fondo: la consapevolezza dell’impossibilità di sentirsi sollevati.
Rifugiarsi nel presente è un’ottima strategia per mantenere i bambini sereni. Perché tanto, il giorno successivo mamma sarà di nuovo là, a vestire la tuta da astronauta in mezzo alla tempesta galattica.
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REVISIONE 1
Mentre la famigliola ormai dorme, all’1 di notte, il premier Conte arriva in città.
Pronuncia un discorso dinanzi ad autorità e telecamere, nel buio del centro storico vuoto.
(Non è Gotham City, è una ricca cittadina nel cuore della pianura Padana).
Il padre di famiglia, insonne, gira per la casa a rimboccare le coperte ai suoi figli.
Accende la tv e sente:
«Sono qui per rendere omaggio al coraggio e all'abnegazione di Brescia. Un omaggio mio personale a tutti coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare per la sicurezza».
«Non possiamo affrontare la Fase 2 in modo sconsiderato. Sarà la fase della convivenza con il virus, non della liberazione. Tutti speravano di tornare presto alla normalità, ma non ci sono le condizioni per farlo: ce lo dobbiamo dire in modo chiaro e forte».
Spegne la tv.
Torna a letto. Passando davanti al frigorifero posa lo sguardo sul disegno fatto dalla sua figlia maggiore, che ritrae mamma in tutina verde e camice da dottoressa, sormontato da un mantello da supereroe.
(Non ha veri superpoteri, ma coraggio sì. Come Batman).
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