#34 - DA HARRY POTTER A ERRI DE LUCA



- Un Babbano! Eccolo là, alla finestra.

La piccola Bianca mi indica, puntandomi la bacchetta magica in segno di sfida. Ci sarebbe quasi da offendersi, se non sapessi che “Babbani” è un termine tecnico, del mondo di Harry Potter, per indicare le persone senza poteri magici e che spesso non sono al corrente dell’esistenza dei maghi.

- Papà, tu eri un Babbano e adesso andavi dentro, in casa, perché noi dovevamo fare i nostri esercizi segreti qui in giardino.




Che fortuna - penso - poter far scendere nel cortile condominiale le nostre figlie per prendere una boccata d’aria e un po’ di sole. Surreale, in questo periodo, ritrovarsi a fare i turni con gli amichetti, figli dei vicini di casa, per adempiere al giusto impegno dell’isolamento sociale, il concetto alla base del lockdown. 
Spiegarlo ai bambini non è nemmeno così difficile, ma come genitori proviamo uno strano senso di colpa nell’imporre queste limitazioni così particolari: mi raccomando non giocate insieme! 
Sembra una frase giunta da un mondo che gira al contrario. Pare di insegnare a erigere muri, invece di suggerire fratellanza. 
Osserviamo così lo strano fenomeno della nostalgia in presenza, ovvero gli sguardi interrogativi ma rassegnati di un gruppetto di amici costretto a separarsi per un tempo ancora indefinito, pur vedendosi da lontano. I motivi sono molto diversi, ma la situazione ricorda quei film storici che mettono in scena gli effetti sociali della promulgazione delle leggi razziali. Crepe che segnano nel profondo la meraviglia dell’umanità.

E dunque, da bersagli di quelle occhiate, adesso ci tocca convivere con l’imbarazzo di sentirsi parte di un mondo adulto che non ha saputo prendersi cura abbastanza del pianeta e delle relazioni tra popoli. Che non è riuscito a contenere la diffusione di questa pandemia, quindi a proteggere a sufficienza i propri figli.

- Il fatto che il Covid-19, in linea di massima, risparmi l’infanzia è… la mano di Dio in questa situazione  - mi ritrovo a dire a Francesca, la mia scienziata di casa, che oggi è di riposo dai suoi turni in Rianimazione.

Mi guarda in bilico tra stupore e presa di coscienza. Negli occhi, velati dall’ipotesi di un pianto inconsolabile scatenato da quanto le ho appena ricordato, le passano lampi d’istinto materno. Una tigre pronta a sferrare una zampata a chiunque si avvicini ai suoi cuccioli.

- Non che sia una consolazione, ma se quello che sta succedendo ad anziani ed adulti fosse capitato ai bambini, oltre a causare dolore, probabilmente avrebbe acceso anche rivolte sociali. Forse una guerra civile. Non posso immaginare la ressa accalcarsi fuori dalle Terapie Intensive Pediatriche.

- …

Per fortuna il vociare delle nostre tre ragazzine squarcia la coltre di questi pensieri, riportandoci qui ed ora.

- Giocavamo che Hogwarts era chiuso per il Coronavirus e noi eravamo tre streghe rimaste a casa dalla scuola di magia. E dovevamo fare i compiti, imparare nuovi incantesimi da sole.

È curioso l’uso che i bambini fanno del tempo imperfetto, in particolare per spiegarsi a vicenda le trame dei giochi.

- Siete Harry Potter, Hermione e Ron?

- Ma no papà, abbiamo detto tre streghe… siamo tre sorelle Mezzosangue, perché tu sei un Babbano e la mamma è una famosa strega potentissima, perciò noi siamo magiche, grazie a lei.

In questo nostro tempo - imperfetto non di nome ma di fatto - la capacità di reagire dei più piccoli è un dono prezioso. È come se i bambini fossero davvero magici, ognuno con incantesimi diversi a seconda dell’età. 
Bianca, con i suoi 4 anni, per la spontaneità e la simpatia innata delle sue uscite… frasi capaci di illuminare la giornata. 
Emma, ad 8 anni già così matura da voler sempre aiutare nelle faccende di casa e soprattutto in cucina. 
Federica, che tra poco compirà 13 anni, che mi stupisce ogni giorno con il suo coraggio e la sua forza nel contrastare il braccio di ferro tra desiderio di lasciarsi andare alle chimere di un’adolescenza arzigogolata e conflittuale per “esigenze di sceneggiatura” come quella raccontata dai film e, invece, la voglia di fare ancora le coccole.
Ho il sospetto che, entrata bambina in questa quarantena, ne uscirà già ragazzina: stare lontano da amici, nonni e attività che ama (lo sport, il corso di teatro che frequenta già da 4 anni…) è una prova significativa. 




E una coccola, oggi, la riceviamo io e mamma, scoprendo i suoi giovani pensieri racchiusi in un esercizio di scrittura creativa. Mentre approfittiamo della casa vuota per fare le pulizie, troviamo il quaderno di scuola dove ha annotato due componimenti scritti per compito, il primo a partire da un testo di Erri De Luca proposto sull’antologia, l’altro di analisi di un testo che si chiama: Vivere è stare svegli. Ci perdiamo e ritroviamo mille volte leggendo e rileggendo quelle righe, che ci raccontano il suo trepidare.

Considero valore la tempera che viene giù e la matita che striscia sul foglio ”.

Musica per le orecchie di papà e mamma.

Da Harry Potter a Erri De Luca: per Federica il lockdown è una porta spazio-temporale per diventare grande.


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