#61 - LE MIE (ALTRE) 4 DONNE




- È la miaaaaa.... è la “domalinconiaaaaa”.

Bianca corre girando per casa come un criceto, cantando così.
In braccio stringe un bambolotto temerario.

Questa “malinconia del domani”, espressa dalla piccola Minion, è uno dei sentimenti più romantici che io abbia mai sentito. Anche perché espresso con una naturalezza infinita, pur associata alla corsa a perdifiato... un doppio mix di ossimori tipico di Bianca.




La malinconia vissuta al futuro dev’essere un souvenir della quarantena.
Il canto (dolcissimo) espresso correndo come Vasco, da una parte all’altra del palco, invece... è 100% original Bianca, marchio registrato.

Tento di fermarla agganciandola all’ennesimo passaggio sulla linea del traguardo-cucina, inutilmente.

Buonissimi!!! Sorelleee, papà fa i toast! Evviva!!

Neanche il tempo di fare una sorpresa al trio, che Bianca, passando, ha visto il pancarrè e nostro il tostapane rosso pronto, spoilerando così il menu festivo. Eh già, stasera mi gioco questa carta: comodi toast e un po’ di sana verdura, mentre aspettiamo mamma Francy di ritorno dal turno diurno in Terapia Intensiva. Mi ha scritto un messaggio: “Già cenato qui: tempo di fare il passaggio consegne con i colleghi che montano il turno e parto. Sarò a casa verso le 21”. Entrando si accorgerà di sicuro del profumo dei toast, ma è passata già una settimana dall’ultima volta, dunque siamo sereni: non scatterà l’allarme junk food.

- Hey, pupe: visto che è quasi pronta la cena, lavatevi le mani e venite a tavolaaa…

- Papà, ci fai ascoltare ancora i racconti della nonna? Mentre aspettiamo i toast, dai!

- Ok, attacco la cassa wi-fi al telefono.

- “Batteria a scinguanta-peccento”… - ridono i Minions facendo il verso alla voce che parte automatica ad ogni accensione dello speaker audio. Effettivamente ha un accento stranissimo, fa proprio ridere.

- Papà, i toast sono “crispy”? Li spennelli con i coloranti per farli più belli?

Federica, con la quale ormai il livello dei discorsi è, a tratti, adulto, fa questa battuta riferendosi al documentario Super Size Me 2, che io e lei abbiamo visto su Amazon Prime Video nel pomeriggio del Primo Maggio. È il ritorno del regista Morgan Spurlock sul tema dei fast food, una dozzina d’anni dopo il successo che lo portò alla candidatura all’Oscar con Super Size Me, dove dimostrava i pericoli del cibo spazzatura ingerendo per un mese solo hamburger di McDonald’s, sotto stretto controllo medico. Stavolta affronta l’argomento a partire dal mercato del pollo, cimentandosi nell’apertura e nel lancio di un suo fast food: bellissimo escamotage per raccontare i dettagli del marketing che ammaliano i consumatori. Somministrerò di certo il film ai miei studenti. La cosa positiva è che a Fede non l’ho dovuto proporre io stavolta: l’insegnante di tecnologia della sua seconda media ha mostrato alla classe il primo documentario ed è poi stata lei stessa a dirmi che voleva vedere il secondo, scoprendolo sul menu del portale di streaming. Uno dei passaggi che ci ha più colpito - e ora quindi citiamo, desiderosi di raccontarlo a mamma quando arriverà -  è che per far sembrare più sano il cibo, benché evidentemente fritto, in alcuni fast food spennellano righe nere con coloranti ad hoc sugli alimenti che evocano l’idea di cottura alla griglia. “Truccano i panini, papà! Come star del cinema!”. Il risultato e il gradimento dei consumatori va di pari passo con l’aver ormai sostituito nel linguaggio comune la parola “fried” (fritto) con “crispy” (croccante). È bastato lo slittamento linguistico per spazzare via l’inibizione da senso di colpa di tanti acquirenti, che serenamente si cibano di junk food ben raccontato. 




- Morale, Chicca?

- Storytelling : se non ti uccide ti fortifica.

- Brava amore! Raccontare bene è bellissimo, ma per “uscire vivi” dai bei racconti è meglio “smontarli” e guardare come sono fatti, cosa c’è dietro. 

- Godersi Harry Potter, ma non fidarsi e provare a volare saltando su una scopa… altrimenti si precipita… ricordo papà… allora, i toast sono pronti nel frattempo. O mangiamo filosofia?

- Adolescenza, benvenuta tra noi! Vieni qui, che ti passo i primi 2 e li porti in tavola alle piccole.

- E accendi le storie della nonna! - si alza un coro di vocine.

Insomma, quella di questi raccontini audio è stata proprio una bella idea. Durante questo lockdown ho chiesto a mia madre, la nonna Anna, di registrarmi brevi messaggi vocali dove racconta pillole di storia della nostra famiglia. Praticamente l’ho spinta a gestire un podcast! Sta prendendo forma una serie meravigliosa, brevi storielle che aprono e chiudono il sipario, in 3 o 5 minuti, su aneddoti del passato. Spero sia un modo anche per lei di passare il tempo in modo piacevole, soprattutto pensando alle faccine curiose delle nipotine, mentre ascoltano e aspettano le nuove puntate. Sono bambine che hanno la fortuna di avere dei nonni speciali, tutti e 4, con le loro 4 lettere ciascuno: Anna e Elsa (Frozen dovrebbe passarci un po’ di diritti d’autore, come già accennavo), Enzo e Aldo.
Insomma, hanno questa fortuna, ma da oltre 2 mesi li vedono solo nell’acquario delle videoconferenze, chiusi dietro lo schermo di cellulari e tablet. Comincia davvero ad essere un’esperienza che mette malinconia. Anche perché, adesso che siamo ormai quasi giunti al famoso 4 maggio e comincia la “riapertura”, non è comunque il caso di fiondarsi a far coccole e saltare in braccio ai nonni… anche se la voglia è tanta e gli abbracci arretrati non vedono l’ora di prender vita. Li vedremo, questo sì, ma all’inizio in giardino e con le mascherine. Francesca ha visto troppi pazienti Covid (ed io troppo telegiornali) per illuderci che tutto possa essere come prima fin dall’inizio. Non basta spennellare una situazione con un po’ di colorante per trasformarla da livello di allerta “pollo fritto” a livello di attenzione “pollo grigliato”. 
Si tornerà lentamente alla normalità: la cosa più difficile sarà, appunto, capire come modulare questa temporanea nuova gestione degli affetti. Per ora stiamo pensando ad una reunion soft, a metà maggio, in giardino, per il compleanno di Federica.

- Dai dai, sì! Stiamo attenti… non facciamo “assembLamenti”… !!! - dicono i Minions.

Nel frattempo ci godiamo questi podcast (e devo dire a nonna Elsa di prepararsi a registrarne anche lei!). Sono, in fondo, la parziale realizzazione di un sogno che ho purtroppo lasciato nel cassetto una dozzina d’anni fa: volevo filmare mio nonno Giuseppe, quello pugliese (Mario purtroppo l’ho perso quando avevo 15 anni), e farmi raccontare da lui tante cose, magari le stesse storie sentite da bambino, della sua infanzia sul lungomare di Trani, della guerra e della prigionia. Sono progetti che non si realizzano dicendosi sempre “dai, domani iniziamo”. Per battere la malinconia bisogna affrontarla sul ring del presente! O Addirittura come Bianca, correndo verso il futuro e chiamandola “domalinconia”.

Oggi, inoltre, ho finalmente anche convinto la mia mamma ad inviarmi una fotografia che conserva nell’album di famiglia e avevo tanta voglia di rivedere.
La trovo simbolica e quasi profetica. Mi ritrae con le mie 4 donne, non quelle che mi riempiono la vita adesso, ma quelle che mi hanno invitato in questo gran bel circo che è la vita: mamma, nonna, bisnonna e trisnonna. Ho avuto la fortuna di abbracciare anche quest’ultima, sebbene per pochi mesi. 

Lei, Bice (1879-1977) è rimasta un vivido ricordo proprio perché me ne hanno parlato molto le altre tre. Hanno fatto storytelling, fatto bene: senza sviolinare troppo. E le altre sono state tutte presenze adorabili nella mia vita. Ci sarebbe da scrivere una saga. La bisnonna Emma (1902-1994) mi ha accudito moltissimo da bambino e ricordo ancora il profumo dei pranzetti fantastici che mi preparava, ogni giorno ai tempi delle scuole elementari. I miei genitori lavoravano in quella fascia oraria ed io vivevo la casa dei nonni, - ovvero l’appartamento al piano inferiore rispetto a quello dove abitavo, nello stesso condominio - come una propaggine della mia. Scendevo molto spesso, anche di mia iniziativa, sempre scivolando sul passamano in legno lucido dell’ampio scalone interno.
Arrivavo dalla nonna Giuseppina (1924-2010) una delle persone più dolci che io abbia conosciuto, che sapeva rallegrarmi con uno sguardo. E rivedendola nelle foto ricordo meglio quanto fosse bella, quella valtrumplina capace di rubare il cuore ad un giovane aviatore pugliese ed aspettarlo per tutta la guerra, prigionia inclusa.

Insomma, sono passato da un poker all’altro. Sempre di donne. Regine del mio cuore. Riguardando le foto di quando ero bambino cerco di “ascoltare” le sensazioni immediate che si accendono in me.
Sono cresciuto figlio unico, circondato dall’affetto di mamma, nonna, bisnonna e trisnonna. Sono certo che questo abbia influito in positivo sul mio approccio romantico alle cose. La mia mamma, che in modo naturale è sempre stata bravissima a farsi voler bene da amici e parenti, adesso è anche il mio ultimo punto di vista panoramico su un intero meraviglioso mondo, quello che si chiama passato, ma non passa davvero se sai fermarne i dettagli nell’anima.


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