BUONANOTTE, SCUOLA.



-  Ti voglio un mondo di bene.
- Io due. Due mondi.
- E allora io ti voglio bene come tutti i pianeti.
- Io come tutte le galassie.
- Cosa sono le galassie, papy?
- Eh, praticamente… tipo dei quartieri, dove al posto dei palazzi ci sono pianeti.
- Ah, ho capito. Allora ci saranno anche giardini… quindi… io ti voglio bene come tutti i petali di fiore!
- Io di più, come tutte le gocce d’acqua di tutti i mari.
- E io come tutti i granelli di sabbia di tutte le spiagge.
- Va bene, Emma, hai vinto tu anche stasera. Buonanotte cucciola.


Ho un modo di dare la buonanotte personalizzato per ogni figlia. Con Emma è questa finta gara, per “misurare” quanto ci vogliamo bene. Stasera però non l’ho fatta troppo lunga… essendo ormai ufficialmente iniziate le vacanze estive - che saranno diverse per tutta una serie di Covid-motivi logistici - quando è andata sul tema “mare” ho preferito fermare il gioco. 
Da sempre abbiamo una tradizione familiare: weekend sulla Riviera Romagnola per il compleanno della nonna Anna… Tuttavia stavolta salta, come anche la vacanzetta delle bimbe che di solito restano con i nonni per qualche giorno mentre noi torniamo al lavoro in città. Non si sentono sicuri nel partire e non posso volergliene, dopo aver raccomandato loro di starsene il più isolati possibile per tutta la primavera.




Scendo dal letto a castello e mi avvio verso il lettino di Bianca, per cantarle (parola grossa, diciamo “sussurrarle” in modo che la mia inettitudine ai vocalizzi venga dissimulata) una rivisitazione di una canzone anni Ottanta trasformata in ninna-nanna. 
È diventata una specie di mantra, anche se lei - sempre energica - è l’unica tra le sorelle a non addormentarsi ascoltando. Prende la mia deprecabile performance (piena d’amore, in ogni caso!) come fosse uno spettacolino… al posto di rilassarsi si entusiasma e ultimamente ha iniziato anche a cantare con me. Infatti la conclusione ormai è “adesso, però, buonanotte davvero!”.

La tredicenne Federica resta sveglia ancora un po’, pur di sentirsi grande (e avendo ormai visto tutti i possibili approfondimenti extra su Stranger Things) è disposta a guardare con me qualche puntata di Storia Contemporanea in Pillole. Dev’essere anche un modo di incanalare un po’ della sete di conoscenza rimasta insoddisfatta nel secondo quadrimestre di questo pazzo anno scolastico.
Mentre ripasso con lei gioie e dolori del Novecento (dal ruolo del petrolio alla Corsa allo Spazio, passando per l’invenzione della plastica) mi ritrovo a pensare che la scuola è un pilastro non considerato tale. Necessita di manutenzione. Lasciando fluire le settimane senza decidere alcunché di concreto per ammortizzare le mancanze nel percorso educativo dei mesi appena trascorsi ci stiamo rivelando, purtroppo, un Paese con i piedi di argilla.
E i nostri figli temporeggiano in questo limbo, consapevoli che la normalità sia altro, in attesa che il mondo adulto si riveli tale anche di fatto. Intanto i ragazzini girano come l’Antoine Doinel vagabondo de I quattrocento colpi, nella giostra centrifuga. 
Trovano il modo di sorridere osservando i “grandi” inerti, come quelli ritratti nelle belle inquadrature di Truffaut, mentre osservano Antoine sfidare la forza di gravità da solo, senza curarsi del fatto che il ragazzino sia abbandonato a se stesso.




Spenta la tv, ripasso davanti alla camera delle più piccole e mi soffermo a guardare Emma dormire. L’ultimo giorno di questo assurdo quadrimestre mi ha detto così: 

Evvai papà, oggi finisce la scuola! Certo che quest’anno le vacanze di Carnevale sono state lunghe, eh? Bello scherzo davvero!

Ha 8 anni. È uscita dal cancello della sua scuola allegra, un giorno qualsiasi di fine febbraio, per poi non ritornarci più. Tra quelle mura, nel silenzio, sono rimasti fino a pochi giorni fa molti suoi libri e quaderni. Abbiamo aspettato che la burocrazia facesse il suo corso per recuperarli, una mattina di giugno, sotto la pioggia. Vietato portare i bambini: tutto si è risolto con una coda di genitori felici di rivedersi, distanziati, cercando di riconoscersi dagli occhi, sfidando mascherine e pettinature ormai diverse. Ho sicuramente ignorato qualcuno senza accorgermene. Chissà che figura. Ma forse anche loro non mi avranno riconosciuto, vista l’acconciatura selvaggia che conservo anche come souvenir del lockdown. Non è per ricordare quelle settimane, si tratta più del desiderio di aspettare la “vera fine” di tutto prima di tagliare questa chioma. Un po’ come quando John Lennon smise di tagliarsi i capelli per protestare contro la guerra nel Vietnam: erano diventati il “metro” per misurare il tempo che trascorreva in attesa del ritorno alla pace.




E mentre attendo (o mi illudo di fare tutto ciò che posso per tornare a) una vita pacifica, la mia piccola continua ad esultare per la fine dell’anno scolastico.
La cosa che più mi rende sereno è che sia in grado di scherzarci su.
La sua gioia mi rassicura, sa di normalità.
Ma sono certo che un vuoto andrà colmato.
Mi auguro restino soprattutto i ricordi più belli del surreale periodo vissuto, che pare concluso. 
Cose come i giri in bicicletta serali in campagna, oppure il tanto cucinare con la mamma negli ultimi mesi.


- Io so già che liceo voglio fare: sicuramente lo scientifico.

Emma esplode in un sorriso mentre fa questo annuncio ricorrente, peccato solo che si stia soltanto avviando verso la terza elementare. Federica - che entro Natale o poco più dovrà scegliere davvero la scuola superiore - la guarda schifata. È più incline alle materie umanistiche e ama disegnare. E questa passione è stata una salvezza, di questi tempi.
Nei giorni scorsi mi ha fatto un ritratto, rendendo finalmente giustizia alla mia acconciatura attuale.
Tralasciando l’emozione da padre nel vederla assecondare la propria creatività, osservando il disegno mi faccio molte domande su me stesso. Si riassumono così: cosa devo fare, per essere l’adulto che le mie figlie meritano? Non è la prima volta che mi pongo questo quesito. Ma è una di quelle volte nelle quali la risposta andrebbe trovata insieme, come generazione di genitori, insegnanti, educatori, politici. In ogni caso, risponderemo ai nostri ragazzi, in futuro, in merito alle scelte compiute oggi.

Buonanotte, scuola. Riposati bene e torna in forze per settembre.


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