#62 - THE END. BOICOTTARE IL VIRUS È COME ADDOMESTICARE UN MINOTAURO



Oggi uccido il blog, come Bowie quando sacrificò il suo Ziggy Sturdust.
No, scherzo. Però qualcosa di simile deve accadere: domani inizia una nuova era. La fase 2.
Oggi, quindi, comincia il “ritorno al futuro”. Ci si prepara a tornare “fuori”.

Non sarà - e non deve essere - solo come uscire per dare un’occhiata alle macerie delle nostre vite dopo uno tsunami. Oppure, per i più fortunati, addirittura soltanto come muoversi di nuovo dopo settimane da camaleonti, immobili e mimetici, in attesa che l’uragano passasse.




La vera sfida di domani sarà convivere con una “presenza” silenziosa e subdola: il virus. Sempre lui. La verità (lo sappiamo tutti) è che non è sparito, vinto, battuto. Abbiamo fronteggiato il suo attacco. Chi in prima linea, chi nelle retrovie, chi da sfollato (eh sì, perché anche coloro che non amano la metafora della guerra non potranno evitare di fare un parallelismo tra quanti sono diligentemente rimasti chiusi in casa per interrompere il contagio e le famiglie che durante i conflitti si rifugiano fuori dalle città, per mettersi in salvo, lontano dai bombardamenti. Con la differenza che restare nelle nostre case è stato finora un modo di prendere parte alla lotta al Covid-19, boicottandone la diffusione).

Insomma, piaccia o no il parallelismo: la guerra non è finita. Ne parlo continuamente con Francesca, che pur dall’osservatorio “privilegiato” della Terapia Intensiva dove lavora mi racconta una situazione al momento molto più tranquilla. Ma non la fine dei contagi. Il suo reparto, ad esempio, è destinato a rimanere dedicato ai pazienti Covid per il futuro. Non si parla di giorni o settimane, ma di mesi o (non vogliamo pensarci!) anni. In attesa del vaccino. Pensando a quello abbiamo la sensazione che sia, finalmente, l’antidoto a questa situazione. L’eroe della storia.

Papà, questa “immunità di gregge” di cui tanto si parla… farà finire tutto? Sarà come quando in Stranger Things si chiude il varco di passaggio tra il mondo e il Sottosopra?

Questo mi chiede la mia adolescente, mentre con le sorelle dà il biberon ad uno dei gattini di tre settimane abbandonati e salvati di recente dalla nostra vicina di casa Rosa, che ha rallegrato i bimbi del condominio-cascina lasciando che provassero ad accudirli.
Bianca ha manifestato un entusiasmo esplosivo, tant’è che i felini hanno forse perso ancora un paio delle loro sette vite, incontrandola. Emma e Federica si sono rivelate dolcissime e mamma Francy ha cominciato a sognare un gattino “per fare compagnia” al biondo cane Juliano. 

- Forse potemmo dire così, Chicca, anche se sai che in “Stranger” - come lo chiami spesso tu - le cose non sono così facili… non possiamo spoilerare, visto che le tue sorelle lo vedranno tra alcuni anni, ma insomma… ci siamo capiti: se tutto si chiudesse in modo così netto e facile… cosa ci sarebbe poi da raccontare nelle stagioni successive?




Fede, in questo periodo, continua a disegnare i personaggi della sua serie tv preferita: un gruppetto di ragazzini coraggiosi, pronti a resistere all’attacco del sovrannaturale. Una versione dark dei Goonies, che sfidavano banditi e antichi trabocchetti dei pirati. Tutti personaggi, pur scritti a trent’anni di distanza (esattamente quelli che dividono la mia adolescenza da quella di Federica) che lottano per salvare il piccolo paese dove vivono da un mostro invisibile (che sia un colosso industriale che vuole sfrattarli dalle loro case, come nel film ideato da Spielberg, o la personificazione sfuggente del male, immaginata dai Duffer Brothers, sceneggiatori e registi della serie cult contemporanea). Le grandi narrazioni di fiction dei nostri tempi ripongono, dunque, le speranze di tornare alla normalità su sparuti gruppi di ragazzini. Pare un modo impietoso di giudicare la società adulta. Ma potrebbe, invece, essere un’invocazione al fanciullino che è in tutti noi. Un campanello d’allarme per risvegliarlo e metterlo al comando.

Già osservando la capacità di adattamento dei più piccoli alla quarantena, possiamo imparare molto. Dovremmo provare ad “ascoltare” i consigli impliciti che ci danno con il loro comportamento. Ad esempio, qui nel nostro quartier generale, la casa-astronave, dove siamo rifugiati dal 24 di febbraio, e dalla quale vediamo solo la mamma andare e venire dall’ospedale per lavoro, ho notato manifestazioni di maturità inattese. Dalle più piccole e ludiche, fino a gesti più “strutturali”.




Emma, 8 anni, fa giocare la sorellina Bianca, di 4, alla scuola dei pupazzi. Allestiscono classi e si inventano giornate di lezione, con tanto di registro ed appello.
Federica, quasi 13 anni, si è improvvisata consulente legale delle due più piccole per dirimere una controversia sull’uso degli spazi comuni, nello specifico: la cameretta.
Hanno stilato un contratto (scritto a matita, ahi ahi ahi!) mentre io preparavo la cena e l’hanno sottoscritto, pur con qualche borbottìo.




Bisogna definire delle regole, per farcela, per condividere uno spazio comune in modo sicuro. Pare che loro l’abbiano capito. Adesso tocca a noi, adulti, dimostrare di saper far fronte comune per evitare che i nostri comportamenti favoriscano una seconda ondata di diffusione del virus.

L’ennesimo raffronto alle grandi storie può aiutarci a strutturare un modello di comportamento (un contratto sociale) utile al prossimo futuro. Stavolta andiamo a scomodare le grandi storie, ci viene in aiuto la mitologia greca con il mito di Teseo e Arianna.

Teseo è l’eroe giunto a Creta insieme ad altri giovani da sacrificare al Minotauro, il mostro rinchiuso nel labirinto di Cnosso. Riesce ad uccidere il feroce essere dalla testa di toro e anche ad uscire dal labirinto grazie al famoso “filo di Arianna” un gomitolo che la ragazza, figlia del re e innamorata di lui, gli fornisce per segnare il proprio percorso e poter così ritrovare l’uscita.

Siamo tutti come Teseo, adesso.

Questo blog è stato il filo. Finora si trattava di uscire dal “labirinto” dei giorni tutti uguali del lockdown e ci ha tenuto compagnia. A me, durante le tante albe trascorse a scrivere, e spero anche a voi, cari lettori, quando avete dedicato tempo a queste righe. Siamo divenuti una bellissima community: avete fatto compagnia a me e Francy e alle pupe con messaggi e incitamenti che non dimenticherò e dei quali colgo in queste righe l’occasione di ringraziarvi di cuore. 
Ci serviva un filo da seguire ed insieme abbiamo trovato quello narrativo.
Adesso dobbiamo re-inventarci la vita fuori dal labirinto, ma con il Minotauro accanto. Non l’abbiamo ucciso, è solo stato domato. Lui è il virus e c’è ancora.

Il blog diventerà, dunque, il guinzaglio per gestire alla giusta distanza questa creatura che continua a spaventarci, ma con la quale dobbiamo imparare a convivere. Racconterò dunque la storia di questa “relazione”.
Lo farò con tempi meno stringenti, diversi dalla quotidianità, che per tutti tornerà ad essere scandita da molte più attività rispetto ai giorni scorsi. Prometto un appuntamento settimanale, nel weekend, per fare il punto della situazione e aggiornarvi sulle avventure di Francesca e delle nostre piccole Minions: le sfide per loro sono ancora tante, per mamma in reparto, per le bimbe nella diversa gestione della scuola (per non parlare della ancora sospesa normalità degli sport e di tanti passatempi, innanzitutto il cinema). Continuerò a farvi compagnia anche sui social, con brevi messaggi per restare uniti e rinsaldare il bel gruppo che ho visto crescere e uscire dal labirinto. 

E visto che i film sono stati il contrappunto di queste pagine: partiamo insieme nell’avventura di scrivere le scene di quello corale, delle nostre vite.

Riguardatevi.

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