RIPARTIRE... DALL'OASI DI BRUNO BOZZETTO
- So cavarmela da sola. Mi difendono i miei animali. Smack.
Schiocca un bacio nell’aria e dice così, la più piccola di casa, invitandomi a chiudere la porta dell’appartamento senza timore, mentre si avvia per scendere le scale con un’intera arca di Noè di bestioline di plastica ammassate tra le braccia. Direzione cortile, il polmone verde dove sta trascorrendo le ore d’aria concesse in questa strana primavera.
- Va bene amore, ma stai attenta (e non fare avanti e indietro mille volte, hai già uno zoo completo lì!)
Mentre scrivo queste righe il mio poker di donne è così suddiviso:
. Mamma Francy in turno 8-20 come rianimatrice sull’Automedica di Areu.
. Federica, tra pochi giorni tredicenne, disegna e contemporaneamente chiacchiera in videochiamata con un’amica.
. Emma e Bianca - ovvero le Minions piccole, di 8 e 4 anni - simulano avventure in giardino.
Controllo queste ultime dalla finestra, mentre s’inventano una saga nella “savana” erbosa, nascondendo e ritrovando animali di plastica tra le margherite appena spuntate. È per loro una ricreazione, dopo aver giocato alla finta scuola con i 2 amichetti vicini di casa coetanei (“quarantenati” pure loro da 11 settimane, quindi a poco a poco, prima con grande cautela e il sacrificio d’inventarsi giochi a distanza e poi con un lento avvicinamento… sono diventati dei congiunti! Del resto viviamo fianco a fianco, crescono insieme, come cugini).
Ho concluso il “primo volume” di questo blog - quello scritto battendo le dita sui tasti ogni notte, o all’alba, come fosse una danza liberatoria - annunciando che in futuro avrei raccontato la storia di una nuova, nascente, “relazione” : quella tra noi e il virus. Una convivenza obbligata, necessaria a ricominciare con cautela a vivere, fuori casa. Una situazione che, tuttavia, va vissuta cercando di non subirne i limiti come una condanna, altrimenti sarà difficile rasserenarsi. È, piuttosto, il caso di riallacciare i rapporti uno ad uno, godendosi l’attimo.
A me, ad esempio, è venuta voglia di telefonare molto: soprattutto ad alcune persone che mi è capitato di incontrare e intervistare in passato, figure che considero punti di riferimento culturali. Vorrei farmi raccontare come stanno adesso e come hanno vissuto questi ultimi 2 mesi.
La fase 2 desidererei fosse un periodo di ricostruzione del futuro, un passo alla volta, tendendo l’orecchio per ascoltare le riflessioni degli altri, ancor prima di abbracciarli.
Considero i pensieri intimi sbocciati in ognuno di noi durante questa inedita fase appena attraversata dall’umanità un tesoro da custodire, prima che svanisca diluendosi nel flusso dei giorni a venire.
Sono tasselli di un patrimonio comune dal quale possiamo ripartire, basta riuscire ad incastrarli in un mosaico e avremo una visione del domani da costruire.
Ho iniziato chiamando Bruno Bozzetto, il maestro del cinema d’animazione, classe 1938, residente in un’oasi verde nella bergamasca, zona ferita in modo devastante dal Covid-19.
I suoi film hanno rallegrato alcune delle nostre serate trascorse in famiglia nell’ultimo periodo, in particolare le mie bimbe sono rimaste colpite da Vip - Mio fratello superuomo (1968) geniale analisi della corsa al consumo di massa, quanto lucida e brillante critica al potere ipnotico della pubblicità, inquadrato sul nascere. Il tutto strappando risate. L’umorismo, infatti, è per Bozzetto più che una cifra stilistica: un ideale di approccio alla vita. Anche nei momenti seri, in modo garbato, come nel recente appello “State a casa”.
Pronto… Ah, buongiorno - mi risponde cordiale come sempre - Sto bene, grazie, sono qui nel prato, oggi c’è un sole bellissimo. Mio padre fu lungimirante quando acquistò questo terreno, tanti anni fa. Quando da Milano - dove ho sempre mantenuto attivo il mio studio di animazione - decisi di trasferirmi qui, mi davano del pazzo. Invece è stata una scelta mai rimpianta.
Per me questa è una piccola oasi e anche la quarantena qui l’ho trascorsa bene, senza privarmi degli affetti, visto che accanto a mia moglie e me, nelle case limitrofe abitano i nostri quattro figli, quindi abbiamo goduto anche della compagnia dei nipotini.
Immediatamente penso ai ritmi della vita di un tempo. Durante il lockdown mi è capitato di riflettere sui cambiamenti epocali, che ci hanno portato a sparpagliarci qua e là: famiglie come costellazioni. “Se qui nel condominio-cascina - mi dicevo - al posto della dozzina di vicini, ci fossero nonni, zii e cugini… saremmo tutti qui: altro che videochiamate di gruppo su Skype e magoni dovuti alla distanza”.
È un momento brutto, drammatico, ma anche interessante - mi dice Bozzetto, sull’onda di questo confronto con il passato.
Eh, sì, perché la natura si riappropria di tanti spazi che aveva perso. E poi abbiamo avuto la possibilità di riflettere sulla stupidità di tante cose che facciamo, sull’ansia di presenziare a tutto tipica della nostra epoca.
Mentre parla realizzo che, per quanto mi riguarda, la (mia) natura si è ripresa anche alcuni spazi mentali. L’idea di una “comune” di famiglia, ad esempio, equivale alla presa di una roccaforte della presunta libertà assoluta di gestire i miei tempi e il mio “territorio”.
Ma adesso che torniamo ad uscire sarà pericoloso per alcuni animali, che si sono spinti in luoghi che verranno ripopolati dall’uomo e dal traffico delle sue frenetiche attività: penso ad esempio ai delfini nei porti.
Chissà cosa accadrà ai miei pensieri più arditi: saranno schiacciati dal ritorno alla routine? O l’idea di fare un orto condominiale potrei considerarla percorribile? Oppure quella di diventare un Gruppo di Acquisto Solidale, tutti insieme? I Pedri, Rosa, Stefy e Richi… comincio a stilare l’elenco dei possibili voti a favore in assemblea. Poi penso che per alcune piccole cose non serve burocrazia: già da settimane chiamiamo il fruttivendolo insieme, potremmo diventare un piccolo Gas, in fondo. E in ogni caso basterà ricordarsi più spesso quanto ci hanno unito le piccole cose, come la meraviglia per i 2 gattini abbandonati che Rosa sta nutrendo con il biberon, come volontaria per l’Ente Nazionale Protezione Animali. Che gioia sono stati per le mie bimbe!
Non voglio parlare troppo di me e mi dimentico di raccontare questo aneddoto felino a Bozzetto, che di certo apprezzerebbe. Paladino del rispetto per gli animali, Bruno racconta spesso la sua quotidianità con vignette su Facebook: protagonisti non solo cani e gatti di famiglia, ma anche una meravigliosa pecora che si muove tra giardino e casa, regalando simpatiche gag divenute spunti per la serie di vignette “Beeella”.
Nelle ultime settimane, invece, ha regalato sorrisi inaugurando l’appuntamento con “Doggy”, una tavola al giorno che in quattro atti mette a fuoco la quotidianità del vivere con un cane. Sono più di 80 ormai, una più divertente dell’altra e non manca mai uno spunto di riflessione sulla relazione tra uomo e animali.
È un impegno quotidiano che ho deciso di prendermi per alleggerire la tensione vissuta da tutti in questo periodo. Noi contiamo16 conoscenti tra le vittime e il numero impressionante delle pagine di necrologi sull’Eco di Bergamo resta un ricordo indelebile.
Mi diverto a raccontare il rapporto tra uomo e cane. Alla base di tutto c’è la bellissima coerenza dell’animale: se l’essere umano ha trenta volti e cambia faccia ad ogni occasione, l’animale invece ne ha uno solo: è onesto nei comportamenti.
L’ho sempre pensato e adesso è addirittura una consolazione, una certezza in questo momento tragico.
Praticamente ha anticipato la domanda centrale che volevo fargli, ovvero chi o cosa gli sia stato d’aiuto per trascorrere la quarantena, chi vorrebbe ringraziare. In realtà ponendogliela mi risponde eccome, spostando il focus sulle persone:
Il mio ringraziamento va ai medici e a tutto il personale sanitario: hanno dato l’anima. E per quanto riguarda il mio modo di passare la quarantena, devo dire che è stato bello ricevere tante telefonate - anche dall’estero visto che Bergamo è finita nelle cronache internazionali - da parte di amici che non sentivo da tempo. Ho provato la sensazione di riavvicinarmi a loro.
E adesso siamo giunti al momento di riavvicinarci lentamente gli uni agli altri. A dire la verità noi (eccetto Francy, ovviamente) non siamo ancora usciti. La prima settimana della Fase 2 è scivolata via nella nuova normalità, tra video-lezioni e video-qualsiasicosa.
Ancora da vivere anche l’incontro con i nonni, li rivedremo durante questo weekend: è in programma un meeting in giardino, con mascherine e senza abbracci. Gli occhi di Emma si sono riempiti di lacrime quando ha scoperto questo dettaglio. E sono davvero curioso di scoprire come domeremo Bianca, per non farla saltare al collo alle nonne Anna&Elsa, vi saprò dire.
In effetti all’inizio del lockdown ci immaginavamo un grande, epico, happy end dopo le privazioni: abbracci con rincorsa, capelli al vento, effetto ralenti. Ma questa è la vita vera, non un film. Meglio ritrovarsi in modo meno prosaico, ma sicuro, perché ciò che conta davvero è salvaguardare il nostro club delle 4 lettere: Anna, Enzo, Elsa e Aldo, i fab four della nonnitudine, una grande band, sempre prima in classifica nei cuori delle loro nipotine. Loro 4 sono diventati amici in questi anni, escono a cena anche senza di noi (e si fanno un sacco di risate alle nostre spalle, abbiamo scoperto! Del resto anche la presa in giro, quando delicata, è una forma d’affetto). È stata dura anche per loro non vedersi per due mesi e mezzo. E incontrarsi così, bardati e distanziati, non sarà facile. Ma non possiamo lamentarci, ci sono famiglie che hanno sofferto davvero in modo lancinante e tanti che ancora vivono momenti drammatici. Pensiamo a loro e a tutti quelli che si sono fatti in quattro per curarli. Celebreremo la nostra Francy, naturalmente, che ci rende orgogliosi con il suo lavoro in Terapia Intensiva.
In questo lento procedere comune verso la normalità, anche noi ci avviamo speranzosi. Il segreto è avere bussole per orientarsi: quelle che proporrò alle mie Minions saranno l’umorismo e il rispetto per la natura espressi da Bruno Bozzetto. Perché se i nonni dobbiamo vederli con la mascherina, allora possiamo far finta che questa prima uscita sia il recupero del Carnevale perso quella domenica pomeriggio di febbraio, quando tutto iniziò.
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