TAMPONE DRIVE-IN PER NOSTRA FIGLIA TREDICENNE



Fatta anche questa.
Un’altra esperienza in curriculum. 

Prendi l’auto, vai al Centro Fiere, tiri giù il finestrino, apri la bocca, allarghi le narici e via. 
Tampone eseguito. 

Tutto sommato sembra facile. 
Certo, si resta comunque nel limbo del dubbio. Semplicemente si passa dall’attesa dell’appuntamento (2 giorni, nel nostro caso) fissato dall’ambulatorio drive-in allestito alla Fiera di Brescia, a quella del risultato. Pensavate fosse agile come il McDrive? Non è così.
E ci vuole l’impegnativa del Pediatra.




Non bastano, insomma, pazienza e nervi saldi, attitudini che dovrebbero già essere incluse nel “kit base da genitori”, quella cassetta di attrezzi che, in realtà, all’inizio è piena solo di ottime intenzioni. E poi si arricchisce, giorno dopo giorno, anno dopo anno, di nuovi strumenti per affrontare la vita nell’ottica di padre o madre. Nel frattempo i bambini ti guardano, pensando che tu sappia già tutto.

Stavolta quello che abbiamo imparato è stato: insegnare ad una tredicenne a non sentirsi in colpa, in caso il suo tampone risultasse positivo. Non avendo messo in atto nessun comportamento a rischio (e lo sappiamo perché la sua vita sociale si svolge, ancora, tra Instagram e Google Meet), se dopo 3 mesi di clausura fosse stata contagiata dal Covid (cosa peraltro da considerarsi una grande sfortuna, vista la percentuale minima di pazienti di quell’età) non avrebbe nulla da rimproverarsi. 

Ma partiamo dall’inizio, per cercare di capire bene cosa è successo.
Lo rielaboro, anch’io, scrivendo. Credo sia necessario - nonostante le forti emozioni personali e l’ansia dei singoli momenti critici - condividere anche stavolta quanto ci è accaduto: perché dobbiamo tutti riflettere su come gestire questo genere di cose, d’ora in avanti. Insieme.


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Mentre sorseggio il caffè mattutino vedo Federica arrivare in cucina, occhi crepati come Spongebob. Il viso, pallido, sbuca da una coperta, che la avvolge come un bozzolo.
Passi lenti, trascina i piedi.

- Amore, che succede? Hai pianto? Perché?

- No, è che sono stanchissima. Dalle 4 in avanti non ho più dormito, avevo un gran freddo.

- Ahi ahi ahi. Vieni qui, fammi sentire la fronte. 

Bollente.
Pressoché inutile chiedere supporto al termometro, non ci sono dubbi.
In ogni caso, misuriamo lo stesso la temperatura: bisogna sapere. 
Responso: 39.3.




L’ansia ci morde l’anima, anche davanti alla consapevolezza, razionale, che le possibilità che abbia contratto il virus siano davvero minime: mamma Francesca (che come Rianimatrice va avanti e indietro dal reparto con pazienti Covid-19… pur se pochi ci sono ancora, proprio dove lavora lei) si è appena sottoposta ad un nuovo tampone di controllo, che è risultato negativo. 
E poi “I bambini non lo prendono” è la voce che ci risuona cervello. Ma io subito penso: adesso ha compiuto 13 anni… Chissà fino a che età questo virus è clemente… 
Non tiro fuori l’argomento: niente teorie o supposizioni, stiamo ai fatti. E attiviamoci.

Mamma comincia la visita, emergono piccole placche in gola. Potrebbe essere tonsillite. In caso risponderebbe agli antibiotici, dunque partiamo con l’Augmentin. Non siamo dei fan del somministrarlo come fosse Napalm, tanto per togliersi il pensiero (anche perché con i virus non serve a niente), ma stavolta ci sta.

Seconda mossa: isoliamo le due sorelline (per quanto si possa fare in un appartamento e per quanto serva, avendo vissuto insieme fino a quel momento) e ci attacchiamo al telefono: inizia la missione tampone. Non si può fare a meno.

In giornata la febbre resta alta, modulata con Tachipirina e Nurofen. Per fortuna già il secondo giorno va decisamente meglio. Al terzo Chicca è sfebbrata ed è il momento del giro in auto per fare il tampone. Quasi una gita, a questo punto: se l’antibiotico ha funzionato vuol dire che si tratta di un’infezione batterica. Ma resta un ottimo motivo per togliersi il dubbio: non riguarda solo noi (che grazie alle competenze e alla sicurezza d’animo di Francesca abbiamo una cassetta d’attrezzi da genitori abbastanza speciale). Riguarda tutti: un esito chiaro, nero su bianco, è una patente per vivere sereni in società.




Casualità: facciamo vita molto ritirata, nonostante la fine del lockdown, ma proprio il giorno prima della febbre abbiamo visto nonni, zii e cuginetto di 11 mesi. Una grande gioia, ci siamo quasi persi la fase dei primi passi per colpa della quarantena.
Federica lo adora, le mancava moltissimo.
E adesso? Se fosse positiva? Il timore di un eventuale contagio ci attanaglia.

Papà, ma posso aver contagiato i nonni? E Franceschino? Poverino, lui è così piccolo…

Ecco, queste sono le domande alle quali si deve imparare a rispondere, da genitori. E sono anche segnali chiari che tutta questa storia del Coronavirus lascia segni nell’anima.

E poi c’è la quotidianità. Il balletto delle relazioni “alla giusta distanza”.
Nonostante i nostri familiari ed amici siano gente dalla grande apertura mentale, che si fida dei nostri giudizi… è facile sentirsi ugualmente in imbarazzo quando c’è anche solo il minimo dubbio d’essere possibili “untori”. 
Dunque ci si allontana comunque, lo facciamo noi per primi, ci sembra corretto. Ma per quanto si può andare avanti così? Nella società dei mille modi di portare la mascherina (999 sono sbagliati, per la cronaca) è ora di guardare oltre alla voglia di un’apparente normalità. È tempo di trovare un sistema che vada oltre la cortesia o l’individualismo. Servono un galateo della prevenzione e una logica ufficiale per la gestione dei casi sospetti.

Questa ennesima esperienza “ad un passo dal Covid”, è un’altra prova lampante che una vita così, in sospeso, è insostenibile, pensando al futuro.

Stavolta è toccato a noi provare la sensazione lacerante del dubbio: sarà lui?
In autunno e inverno chissà. Presumibilmente, alla prima febbre in famiglia (ma anche del compagno di classe, o del collega d’ufficio), il campanello d’allarme comincerà a suonare nei nostri pensieri. 

L’unico modo di affrontare serenamente la situazione è avere una strategia condivisa.
Essere comunità pensante, responsabile, attiva. 
Serve un “protocollo” agile da mettere in pratica. È l’unica via rassicurante.

Hai la febbre? Immagini di poter essere positivo per altri motivi? 
Tampone immediato con risultato in tempo reale! 

Certo, ci sarà da capire come gestire e velocizzare il sistema.
Se pare difficile, ricordiamoci che nel nome del business si sono fatte cose incredibili: tipo cantieri di Expo in tempi record, pochi anni fa. E per la salute non possiamo spingere sull’acceleratore nello stesso modo? 
Produrre tamponi. Assumere operatori in grado di eseguirli porta a porta. On demand. Dai, su! Con un po’ di fantasia e buona volontà oltre al drive-in potremmo avere altri metodi veloci. Inventare McTampone e magari un servizio Just-Tampone con la bici. 

La buona notizia è che abbiamo 3 mesi per pensare come fare ed organizzarci. Domani è l’ultimo giorno di scuola. I nostri figli hanno bisogno di certezze per il prossimo anno scolastico: non possiamo pensare di ricominciare senza una strategia per la gestione di ogni influenza o mal di gola che presenti febbre.




Non possiamo convivere con il sospetto che ogni raffreddore o tonsillite possa essere sintomo di un possibile Covid. È quello che è successo a noi nei giorni scorsi. E vi assicuro che è destabilizzante.
Ci siamo sentiti come quelle altalene legate strette con il nastro bianco e rosso da cantiere. Prigionieri. Osservati dai bambini, increduli davanti all’ennesima privazione, mentre dall’altra parte della strada gli adulti bevono aperitivi. Non è questione di puntare il dito, anche a noi piace brindare con gli amici e i gestori di locali hanno il diritto di ricominciare a lavorare, con le dovute cautele. Ma la normalità deve tornare per tutti, anche per i più piccoli.

E non possiamo condurre una vita altalenante, che oscilla tra privazioni e leggerezza nei comportamenti, normalità e sospetto.

Per questa malattia non ci sono cure specifiche e vaccini.
L’unica difesa possibile è la prevenzione.
Rendiamola facile!


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Mentre scrivevo queste righe è arrivato l’esito del tampone: negativo.
Evviva! Sospiro di sollievo collettivo.

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