Tu quanti ne “influenzi”? Storia di una cena con 600 invitati.


C’è un semplice calcolo da fare, per sapere quanto stiamo rischiando il contagio. Quale?

Ovunque vada, ognuno di noi porta con se’ - virtualmente - tutte le persone incontrate nei giorni precedenti. 


Immaginateli come followers. È come se avessimo tutti un numero disegnato sulla fronte. Una cifra che rappresenta la “cronologia” dei soggetti con i quali siamo entrati in contatto.


Per quanto? Il tempo d’incubazione del virus. Se non vogliamo fare gli allarmisti e calcolare i “vecchi” 14 giorni (ora che anche la quarantena beneficia dello sconto di pena, riducendosi a 10gg), consideriamo almeno una settimana, stando a quanto dichiara Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia dei Lincei - mentre invoca misure drastiche spiegando che sono le uniche per evitare che a metà novembre nel nostro Paese si contino 500 decessi al giorno.


E se incontriamo ogni giorno le stesse persone (a scuola o sul lavoro) esse contano ogni volta come nuovi contatti: accade per una semplice ragione, ovvero che potrebbero essere sani al mattino e aver poi contratto il virus in serata. Dunque il giorno successivo essere diversi, valere appunto come nuovi incontri.


Insomma, per conoscere la nostra percentuale di rischio per gli altri (perché oltre a proteggerci, è carino avere a cuore la salute altrui) dobbiamo contare i nostri contatti.


Allora l’ho fatto. E ho scoperto che quando a casa mi siedo a tavola con la mia famiglia, è come se fossimo in... 600


Ueillallà! Ma come? Perché? 


Ecco i dati del problema.

Noi siamo in 5 e tutti abbiamo una rete sociale intorno, questo il rapido calcolo:


. Figlia quattrenne che frequenta l’asilo:  una dozzina di compagni di sezione + 4 tra maestre e operatrici = 16 persone, da moltiplicare per 7 giorni = 112 soggetti

. Figlia di 8 anni che frequenta le elementari: 16 compagni (hanno smembrato le classi rispetto all’anno scorso) + 5 maestre = 19 persone x 7 gg = 133

. Figlia tredicenne che frequenta le medie: 16 alunni + circa 6 insegnanti al giorno = 168

. Mamma rianimatrice nel Covid-hub cittadino: circa 10 colleghi sanitari + 12 pazienti positivi (che tuttavia sono intubati, cosa che abbatte il rischio di contagio. “Paradossalmente sono più sicura in reparto che fuori” mi dice spesso Francesca) = 154

. io (che di questi tempi lavoro in remoto): circa 4 al giorno (tra vicini di casa, corrieri di Amazon e sporadici meeting professionali) x 7gg = 28 (non sto a contare quei circa 200 genitori che incrocio ogni giorno accompagnando a scuola le mie bimbe, perché siamo all'aperto e manteniamo le distanze)


Totale: 112 +133 + 168 + 154 + 28 = 595 persone.

Aggiungendole a noi 5 andiamo così a 600.


Insomma, a tavola siamo tanti.

Altro che i 6 ospiti consentiti dal dpcm... i coperti di un’ordinaria cena in famiglia superano quelli di una piccola sagra di paese.

“Aggiungi un posto a tavola, che c’è un amico in più...” cantava Johnny Dorelli,

“...se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu”, certo, sempre che il tizio non sia mr. Covid.


Ecco perché è importante limitare i contatti in questo periodo: ogni persona porta con se’ una cronologia di soggetti, tutti quelli frequentati nell’ultima settimana. Che a loro volta fanno da tramite.


Pur impietoso, spero questo calcolo possa servire a suggerirci un metodo d’approccio al problema della diffusione dei contagi da Covid. Un’immagine mentale. Insomma, il famoso.... elefante nella stanza!


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Non intendo - sottolineo con questa nota finale - proporre questo calcolo approssimativo nell’ottica di una critica all'apertura delle scuole, che al contrario rappresenta un appiglio importante nelle vite svuotate delle mie figlie, lontane dalla normalità (da ormai 8 mesi!) proprio come quelle di tutti i bimbi. E oltretutto è provato che costituisca un rischio molto limitato rispetto ad altre situazioni. 

Si tratta semplicemente di un modo di esplicitare la percentuale di rischi ai quali siamo esposti. Perché il problema non è tanto la scuola, frequentata con le mascherine e mille attenzioni, piuttosto consiste nel paradosso di vedere gli stessi bambini "smascherarsi" e mollare i freni delle cautele appena escono dal cancello dell'istituto, cominciando a giocare tutti insieme al parco. Vi assicuro che avviene, proprio sotto gli occhi dei loro genitori, adulti.


Questi ultimi, per fortuna, non sono la maggioranza, ci sono anche persone responsabili.

Ma ad influenzarci e a decidere il futuro dei contagi delle prossime settimane saranno gli incauti.


“La vita è comoda, ma non è semplice” è la frase del giorno che accoglie i genitori all’asilo, scritta su una lavagnetta. L’ha detta una compagna di mia figlia che avrá sì e no 5 anni.

È evidente che ha già capito tutto. 

E anche che questa generazione di giovanissimi si merita degli adulti più coerenti.


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Note:


In Lombardia i pazienti ricoverati in terapia intensiva 

mercoledì 21 erano 134, ieri 174. 

A questo ritmo si stima di arrivare a 600 entro fine la fine di ottobre.


In Italia i ricoverati in Rianimazione sono 926.

La soglia per un nuovo lockdown è stata fissata a 2300. 

Si stima che possa essere raggiunta il 2 novembre.

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