#49 - NAUFRAGHI
Sabato sera Francesca rientra a casa dal turno in Rianimazione accompagnata da una musica. I suoi passi, nel cortile, si intrecciano a note e canti. Come gli adolescenti d’oggi, che camminano per la strada con le casse bluetooth appese alle tasche, connesse ai loro smartphone, per pompare i bassi delle canzoni in playlist.
Subito, sgusciando fuori dall’abbraccio di benvenuto delle bimbe giusto con una mano, associa il suo telefono all’impianto audio di casa, per farci sentire l’evento globale già in corso: è il concerto One World Together at Home. Ideato da Lady Gaga, allinea performance domestiche di una serie di big, per raccogliere fondi per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (127 milioni di dollari il dato rilevato ad oggi). Un budget che, da dono, potrebbe rivelarsi invece un “risarcimento", in caso Trump porti a compimento le minacce di tagli dei contribuiti statunitensi all’OMS (400-500 milioni all’anno la quota Usa, primo Paese finanziatore).
Stacchiamo per qualche momento il cervello e godiamoci la musica. Francy aspetta in particolare Eddie Vedder e Billie Joe Armstrong. Tutti ci esaltiamo e stringiamo intorno a lei. Ci fossero anche i Pinguini Tattici Nucleari sarebbe perfetto!
- Mamma, guarda! C’è Eltongiòn, ma non è Eltongiovane… l'altro.
Suona in giardino… con il canestro e i palloni da basket dei suoi figli lì dietro al pianoforte!
Le piccole, facendo il verso Bianca, si riferiscono alla star inglese e all’attore Taron Egerton, che ne ha vestito i panni nel biopic Rocketman.
E dall’Inghilterra svettano i Rolling Stones, che hanno aderito all’ultimo minuto e regalano una performance in stile aperimeet di grande impatto: schermo diviso in 4 riquadri, che si accendono uno per volta, man mano che i musicisti attaccano a suonare le loro parti di You Can't Always Get What You Want.
Inizia Mick Jagger e, dopo i chitarristi Keith e Ronnie, arriva Charlie Watts senza batteria: le sue bacchette colpiscono alcune valigie e una poltrona da salotto. Difficile credere che ci sia un piccolo rullante nascosto, che pur si sente… La cosa più interessante è, comunque, soffermarsi sulla sua scelta di setting: nulla di dimostrativo, ha semplicemente incarnato lo spirito più profondo dell’iniziativa, ovvero aprire le porte di casa al mondo ed accoglierlo in modo confidenziale, senza fronzoli. Sciallatissimo, ma molto vero: a proprio agio nei suoi quasi 79 anni (li compirà a giugno).
“Non sempre si può avere ciò che si vuole”, sottolinea la canzone. Charlie non avrà avuto una batteria a portata di mano in quarantena? Di certo ha avuto, tuttavia, l’intuito di costruire intorno all’esibizione la curiosità globale, utile a rendere il video dell’esibizione virale. Un bello schiaffo al Coronavirus, grazie ai fondi raccolti.
Toccanti le immagini dei lavoratori di ambito sanitario alternate alle canzoni. E ancor più commovente vederle in famiglia, accanto a mamma Francy, da sempre entusiasta frequentatrice di concerti - una delle passioni che condividiamo - che oggi viene omaggiata dalle star. Le parti si invertono. Dal palco i riflettori puntano sulle persone che con le loro professioni quotidiane stanno lottando per risolvere l’emergenza. Una bella lezione di vita da far notare alle nostre bimbe.
A sottolineare questo aspetto è l’intervento introduttivo dell’attore premio Oscar Matthew McConaughey incurante del disordine alle sue spalle: un’inquadratura che spicca nel panorama, a tratti troppo patinato, delle dimore delle star. È il caos della vita di tutti i giorni, quasi apprezzabile nel suo palesarsi, proprio per la nota di realtà che lo contraddistingue rispetto alla carrellata talvolta un po’ troppo glamour.
A tratti, l'insieme pare un Titanic che ospita vip in cabine di lusso.
Potenziali naufraghi.
A tratti, l'insieme pare un Titanic che ospita vip in cabine di lusso.
Potenziali naufraghi.
Si fa tardi. Proseguiamo la visione in famiglia la domenica mattina, davanti ad una colazione americana. La mamma, che in serata andrà a fare il turno di notte, prepara i pancake ed è subito festa. La musica di Together at Home e tutti i volti noti dello showbiz, visti in casa come noi, ci fanno evadere per un po’ dal perimetro che ci contiene da ormai 8 settimane.
Che bello sentirsi collegati con la California, terra che con l’intensità della sua luce si insinua nelle inquadrature di case e giardini da sogno (l’industria del cinema mica l’hanno fondata a Hollywood per caso: è merito delle belle giornate che consentivano a inizio Novecento di avere set produttivi in tutte le stagioni).
Esattamente un anno fa stavamo partendo per una meravigliosa settimana sulla west coast, per il matrimonio del caro amico Rena con Mariah. Giorni indimenticabili, pieni di avventure. Quasi ci portavamo a casa una chitarra firmata dai Pearl Jam, per dire. Per fortuna ha prevalso il buonsenso sul certificato d’autenticità allegato, che il titolare del meraviglioso bazar mi mostrò, notando il mio sguardo languido che puntava la sei corde.
In questo periodo abbiamo sentito anche altri amici che vivono in California, in particolare Lucas e Federica, che risiedono a Santa Monica con i due loro bambini. Lui è un filmmaker specializzato in virtual reality e riprese sportive, anche adrenaliniche (vista la sua esperienza in montagna e i titoli sportivi conquistati in passato nell’arrampicata) che manifesta inoltre una particolare sensibilità al sociale, messa a frutto di recente girando spot in favore di associazioni che si prendono cura dei senzatetto. Un fenomeno molto significativo in California, che anche in questo momento di allerta Coronavirus desta preoccupazioni e lascia senza fiato, alla vista dei piazzali usati come dormitori, con le linee tracciate a terra per il distanziamento sociale.
Oltre alle voci dei cantanti, continuano a risuonare nella mia mente le parole di Lucas. D’accordo con lui, mi piace l’idea di condividerle in questo diario, come fossero quelle di una canzone pronta per essere musicata.
Un brano in più, nel nostro personale Together at Home.
Sono sicuro che tornerò a leggerle in futuro, perché rivelano il tilt del mondo che abbiamo conosciuto fino a poche settimane fa: quello dove l’idea che tutto potesse bloccarsi all’improvviso apparteneva solo alle sceneggiature hollywoodiane.
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Prospettiva di una famiglia californiana-bresciana:
Noi siamo sempre stati in contatto con le nostre famiglie a Brescia e guardando le news italiane avevamo l’opportunità’ di prevedere con tre settimane in anticipo quello che stava per succedere anche qua.
Mi ricordo che parlavo del problema con le mamme dei compagni di mio figlio, Primo, alla Will Roger School di Santa Monica: erano un po’ preoccupate, ma non immaginavano che il virus potesse diffondersi in tal modo.
Ricordo un giorno in particolare, il 10 Marzo: tutti i genitori stavano accalcati fuori dal cancello della scuola a prendere i bambini ed io, ormai in paranoia, pensavo che quella fosse la situazione perfetta per il contagio…
L’11 Marzo Federica ed io abbiamo preso la decisione di tenere a casa Primo da scuola fino all’inizio dello Spring Break, in modo da bloccare la nostra esposizione al virus.
“Fortunatamente” si è saputo di un picco di bambini con sintomi influenzali riscontrato il 12 Marzo dalla Santa Monica-Malibu School District, di conseguenza si è deciso di sospendere le lezioni per un paio di giorni per ragioni precauzionali.
Durante quel weekend la vera pandemia è si è manifestata a New York e piccoli grappoli di infezioni sono stati riportati in quasi tutti gli Stati, forzando la nazione ad entrare in lockdown.
Il lockdown:
Nel weekend del 14-15 Marzo c’è stata una corsa verso i negozi per accumulare scorte: gli scaffali erano completamente vuoti. Poi la città si è svuotata e dal Lunedì 16 non si è più visto nessuno.
Qui non c’è nessuna forma di imposizione per regolamentare la quarantena, ma tutti rispettano seriamente le regole di “social distancing”: 6ft, circa 2metri.
Si può liberamente uscire a correre o a fare due passi con i bambini, tuttavia quando si incontra qualcuno, si cambia marciapiede. I parchi sono aperti ma frequentati solo da pochi adulti che fanno sport in solitudine.
La maggior parte delle famiglie che conosciamo acquista la spesa online, con consegna a domicilio. Per le persone che preferiscono andare nei negozi, sono stati creati i sensi unici nei corridoi per evitare incroci.
I lavori non essenziali sono stati bloccati e molti continuano in remoto a lavorare da casa. In tre settimane sono state compilate 16 milioni di richieste di disoccupazione e il 33% della popolazione non ha pagato l’affitto di Aprile. Questo grazie ad un programma che permette di rimandare di 120 giorni il pagamento dei mesi di affitto passati in quarantena. Simile è la situazione per i mutui.
La gestione della Sanità e i tamponi:
Fortunatamente lo stato è intervenuto e garantisce cure gratuite per tutti i pazienti con il Covid-19.
Per testare la gente sono stati creati dei punti specifici: nei parcheggi o nelle spiagge dove forniscono il tampone. Lo passi da solo in bocca e lo getti in un bidone direttamente dal finestrino della macchina.
Le prime due settimane era possibile effettuare il test solo per anziani o in situazioni di patologie preesistenti. A partire da Aprile, in California ogni persona può prenotare un kit e presentarsi in macchina per essere testato.
Realtà familiare, scuola, lavoro:
Noi siamo qui a Los Angeles da soli, non avendo altri familiari su cui far affidamento siamo stati costretti a prendere l’isolamento molto seriamente per evitare che uno di noi due genitori venga contagiato.
La sensazione è un po’ quella di essere naufraghi lontano da casa. Ad ogni modo con FaceTime e Zoom rimaniamo in contatto quotidiano con tutti i compagni di scuola dei bambini e i nostri parenti a Brescia.
La scuola di Primo sta facendo un magnifico lavoro per tenere i bambini connessi, fanno lezioni di gruppo via Zoom, brevi lezioni singole con la maestra e gli esercizi ci vengono mandati quotidianamente con un’app che si chiama Seesaw.
La più felice di tutti è la nostra piccola Beatrice che, avendo due anni, è entusiasta di poter restare a casa a giocare tutto il giorno con il suo fratellone.
Il mio lavoro come direttore della fotografia si è completamente congelato il 15 di Marzo, per fortuna continuo a sviluppare progetti in Augmented Reality e Virtual Reality, ma il pensiero di essere obbligati a rimpatriare se il lavoro non riparte nei prossimi 3/4 mesi è reale.
Federica gestisce l’equilibro familiare, ad esempio a Pasqua ha dipinto le uova con i bambini.
E ci cucina le prelibatezze nostrane della nostra terra d'origine, come la polenta con la salamina…proprio come se fossimo a Brescia!
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Credits foto di Santa Monica e Venice: Lucas Preti.
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