DUE CHIACCHIERE CON... GIOVANNI!
Goditi veramente ogni attimo con le tue bambine perché poi, giustamente, loro andranno per la loro strada. I bimbi e i ragazzini ti danno un punto di vista spiazzante, spettacolare! Mi raccomando non dire mai “ma no, aspettate, c’è questa cosa più importante che devo fare…” perché, davvero, capisci più avanti che ciò che conta è il tempo passato con i tuoi figli, a fare delle cose con loro, a giocare!
È la voce allegra di Giovanni a darmi questi consigli. Con quel tono capace di miscelare simpatia ed empatia allo stato puro, proprio come nei momenti più toccanti delle commedie divertenti che interpreta con i compagni d’avventura di sempre: Aldo e Giacomo.
Siamo al telefono, ma ho l’impressione di vedere i suoi occhi allegri che danno vita a quello sguardo pungente, capace di inchiodarti alle responsabilità. Proprio con quel fare preciso e puntiglioso tipico del personaggio che porta sul palcoscenico e sul grande schermo. Quel “Giova” che a noi italiani cresciuti vedendo i film del trio suona familiare.
Infatti, anche se è la prima volta che parlo con lui, ho l’impressione di confrontarmi con un parente sincero, che chiacchiera in modo affettuoso e non fa giri di parole. E così, raccontandogli del blog aperto durante i giorni di lockdown, gli dico che per me è stato anche un modo di descrivere nei testi le idee utilizzate per spiegare l’emergenza alle mie 3 bambine. Ha 2 figlie: capisce subito cosa intendo. Da lì a chiedergli un consiglio “da padre di femmine grandi, a padre di femmine piccole” il passo è breve.
E così mentre mi sprona in modo gentile a non perdere l’occasione di trascorrere il maggior tempo possibile con le mie pupe, mi basta ascoltare la sua voce per immaginarmelo davanti: mi aspetto da un momento all’altro che inclini la testa di lato, alzi un sopracciglio e, braccia sui fianchi, mi ammonisca bonario. Una virata di toni, come capita nei film, quando Giovanni mette in riga i suoi amici a fin di bene.
Chissà come dev’essere stato divertente crescere in casa con lui! - penso. Come padre credo di essere, da sempre, in linea con il suo consiglio, ma è comunque importante ascoltarlo, sia come conferma (non solo per le parole dette, ma per la sincerità della sua voce, velata di nostalgia) sia come monito da ricordare per resistere al canto di sirene degli impegni non fondamentali, che tuttavia strappano tempo. Succede anche stando in casa tutti insieme: alcune telefonate o videoconferenze fatte di recente potevano essere più agili e lasciar spazio alle mie piccole preziose Minions. Avermi o avermi con lo sguardo fisso al computer o al cellulare non è la stessa cosa. Per non parlare di quando preparo la cena con le auricolari wireless per recuperare le telefonate perse durante il giorno… se in quel momento vengono a chiedermi qualcosa faccio smorfie per far capire che sono al telefono e penso sempre al dilemma presenza/assenza. Il bilancio è in assonanza con quanto sottolinea Giova: “Goditi veramente le tue figlie”. E come pronuncia lui quell’avverbio basta come monito. Stop alle abitudini da cyborg, ho deciso: taglierò le verdure insieme alle pupe la prossima volta, ad orecchie libere e pronte ad ascoltare.
Mi ritrovo a ragionare su quante piccole perle di saggezza avrà disseminato lungo il suo percorso artistico: saper far ridere è un toccasana per l’umanità, utilissimo ancor più in questo periodo.
Realizzo che da Tre uomini e una gamba al recente Odio l’estate sono trascorsi più di vent’anni! In pratica film e spettacoli del favoloso trio hanno fatto da contrappunto alla mia vita con Francesca, da quando ci siamo conosciuti lungo tutto il cammino di costruzione della corposa famiglia di 5 elementi messa su insieme.
E adesso attraversiamo una fase bellissima, quella del far scoprire i film e gli spettacoli che abbiamo amato alle nostre figlie. Nelle scorse settimane Aldo Giovanni e Giacomo hanno messo a disposizione su YouTube tante delle loro performance teatrali, così le bimbe si sono divertite a vedere scene cult come quella del viaggio in automobile del trio in direzione Pizzo Calabro, sulla “invisibile” Subaru Baracca.
Imperdibile. Fragorose risate di tutte e tre le mie piccole spettatrici. Sorprese, ma subito consapevoli della finzione umoristica, quando ad un certo punto emerge il guizzo surreale del personaggio di Giovanni: seduto alla guida comincia a… sterminare la fauna dell’Appennino! Serissimo finge di investire uno dopo l’altro: un gattino, un dalmata, una famiglia di “ricci coi ricciolini”, affermando sempre di non aver fatto apposta. “Io amo la natura” sostiene serafico
causando lo sgomento di Aldo, seduto accanto a lui, e di Giacomino, sui “sedili” posteriori.
Il bellissimo paradosso è che la scena rappresenta anche un’occasione fantastica per sottolineare alle mie bimbe che Giovanni, in realtà, è un grande amante della natura.
A testimoniarlo è anche la nuova serie web Giova Loves Nature, promossa dal marchio Ricola, iniziata con 5 puntate confezionate con tutti i crismi, coinvolgendo anche lo scienziato e scrittore Stefano Mancuso, e poi portata avanti da Giovanni in solitaria durante il lockdown, attraverso brillanti clip video realizzate nel verde.
Sono nelle campagne del Monferrato - mi spiega - con mia moglie. Eravamo qui con un gruppo di amici quando è iniziato il problema del Covid-19. Gli altri sono tornati a casa, noi abbiamo deciso di fermarci. E così, circondato dalla natura, siccome avevo già intenzione di promuoverne la potenza, ho cominciato a girare brevi video.
La serie è visibile sui profili ufficiali di Aldo Giovanni e Giacomo su Facebook e Instagram (mentre le puntate con Mancuso sul canale YouTube del trio). Tantissimi gli spettatori raggiunti, i dati ufficiali dell’ufficio stampa annunciano 6 milioni e mezzo di visitatori unici su Facebook e 2.2 mln su Instagram. Un vero fenomeno: pillole bucoliche brevissime, che strappano sempre un sorriso, ma soprattutto esprimono quel rispetto e quell'amore per l’ambiente che di solito solo le chiacchierate con gli amici durante le passeggiate sanno sviscerare.
Giovanni commenta la bellezza di un sambuco, un ciliegio, una ginestra o un glicine in fiore ed è subito poesia. Certo, poi ci fa sbellicare “seminando” i ceci… Come? Sparandoli nel terreno con un fucile ad aria compressa! Insomma, il guizzo comico d’artista ha sempre il suo perché! Sottolinea un’angolazione di sguardo scanzonata, coerente con le aspettative del pubblico, del quale cattura l’attenzione anche sfoggiando un look particolare.
Sono un profondo estimatore di Tex - mi confida Giovanni - fin da bambino! Vado spesso in redazione, dove già dalla prima volta mi hanno accolto molto bene regalandomi dei gadget, tra i quali le magliette. Ho pensato di indossarne una nel primo video perché - pur essendo sempre Giovanni - mi faceva un po’ “personaggio”. Tex è molto ottimista, ha coraggio e vive all’aria aperta. Non si ferma davanti a niente, un po’ come la natura!
Anche al team di disegnatori Bonelli è piaciuto vedermi indossare la t-shirt e me ne hanno spedite altre, che così sono diventate il look tipico di ogni episodio.
Senti, Giovanni, adesso spiegami bene il tuo rapporto con la natura. Cosa ti affascina? - chiedo.
È una mia passione, forse anche qualcosa in più! Amo fare passeggiate nei boschi e riconoscere gli alberi. Secondo me ogni pianta ha un carattere e mi piace scoprirlo. Poi magari non azzecco, eh! Sono sempre stato così e conoscere Mancuso è stata un’entusiasmante occasione di conferma del mio approccio. Dalla sua prospettiva, scientifica, mi ha raccontato cose straordinarie.
Altri aspetti che mi interessano - e ne parlerò presto nei video - sono quelli sociali e quasi filosofici: le piante, stando ferme, hanno bisogno di conoscere perfettamente l’ambiente dove vivono per trovare le risorse necessarie alla sopravvivenza. Un’abilità che per noi umani è una grande lezione! Per imparare ad accontentarci. Per riuscire a trovare quanto ci serve dove, magari, pare che non ci sia. Invece basta cercare. Un’altra dote che dovremmo acquisire dai vegetali è la cooperazione, gli antichi lo sapevano bene. L’agricoltura dominante di oggi ne tiene conto un po’ meno, si accontenta spesso della chimica per risolvere i problemi.
Nel lockdown ho visto un’occasione proficua per mettere in pratica questi propositi. Anche se ho paura che dimenticheremo presto. La gente gente si è attivata - un po’ come fanno le piante - e si è adattata ad usufruire di ciò che aveva a disposizione per vivere: cucinava, faceva il pane in casa, si faceva bastare ciò che c’era! Si accontentava di poche cose.
Se ci pensi: non è che ci interessasse più molto come vestirci o che macchina avere. Cioè… pensavamo: chi se ne frega! Io spero che la gente faccia tesoro di questo insegnamento: è saltata fuori una specie di “coscienza del superfluo”.
Di tante cose che abbiamo non c’è davvero bisogno: ciò che è importante sono le relazioni e… le relazioni! Ecco. Ahahaha.
Sai che per certi versi, come ho scritto nella recensione di Odio l’estate su Il Ragazzo Selvaggio, la trama del vostro ultimo film mi ha fatto pensare alla situazione di blocco appena vissuta? Per errore tre famiglie molto diverse si ritrovano a condividere la stessa casa per le vacanze… Sono bloccati e obbligati a trovare le dinamiche adatte ad andare d’accordo: anche nelle famiglie, dove i soggetti sono abituati a vivere sotto lo stesso tetto, l’obbligo di trascorrere 24 ore al giorno insieme ci ha messo di fronte a dinamiche nuove, da inventare. Spazi comuni da gestire per attività inedite, dalla ginnastica al telelavoro, passando per la didattica a distanza. Da noi ad esempio, le mattinate trascorrono in una specie di co-working, con 3 schermi accesi (tra computer e tablet) uno sintonizzato sull’università, uno sulla seconda media e uno sulla seconda elementare. Intorno al tavolo, poi, gira imperterrita la quattrenne Bianca (sfollata dal suo asilo che non si è digitalizzato), in attesa che qualcuno possa giocare con lei. Alla fine, incredibilmente, siamo riusciti a resistere ed ormai è quasi una routine.
L’imprevisto all’inizio è sempre visto come qualcosa di brutto, che infastidisce. Accade anche nel film, è vero. E poi in realtà, piano piano, è proprio da quello che si parte: doverlo affrontare ti dà energia, cultura, diversità. Non chiudersi in se stessi.
Che poi, se ci pensi, noi siamo un insieme di centomila cose: l’uomo si è evoluto a partire da un piccolo gruppo di soggetti per poi abitare tutto il mondo. Quindi, ad esempio, noi non possiamo dire “siamo italiani” e basta: chissà cosa c’è dentro di noi! In ognuno di noi c’è veramente il mondo intero, ma non solo il mondo umano: ci sono dentro anche gli alberi, gli animali… Pensaci: respiriamo la stessa aria, che tra l’altro ci danno le piante! È un concetto che fa molta fatica a diffondersi: con il “passaggio sulla terraferma” le piante sono uscite dall’acqua e hanno iniziato a creare l’atmosfera… e - cazzarola - poi è nato tutto il resto. Siamo davvero la stessa materia!
Giovanni, dicendomi queste cose mi hai fatto pensare anche alla tua interpretazione nel premiatissimo corto Magic Alps, scritto e diretto da Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, quest’ultimo mio concittadino. Racconta una storia toccante: un migrante afgano che arriva in Italia accompagnato dalla sua capra e non vuole assolutamente separarsi dall’animale.
Che bel ricordo, loro sono proprio delle belle persone!
Sì, anche nel corto si parla dell’incontro tra uomini e il tema è trattato in modo molto incisivo: il film ci ricorda non solo che tutto è possibile, ma che tutti siamo uguali. E che abbiamo affetti che possono essere molto profondi anche verso gli animali. Insomma, non possiamo pretendere di vivere bene solo noi, ci vuole armonia. Siamo uguali. Gira e rigira siamo tutti uguali.
Giova loves nature.
E dopo questa bella chiacchierata, mi rendo conto più che mai che… Giova loves humans.
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