#42 - E.T. TELEFONO CASA
Vogliamo tutti “tornare a casa”.
Grandi e piccini, adesso iniziamo ad essere davvero stanchi: abbiamo nostalgia della normalità.
Pasquetta ci ricorda le gite precluse e le amicizie ormai alimentate solo tramite il telefono.
Complice il sole quasi estivo di queste giornate ci ritroviamo a pensare che l’idea di casa sia qualcosa che va oltre un luogo specifico: è fatto di affetti.
Non solo per il facile “ritornello” E.T.-telefono-casa, il film perfetto per la serata di Pasqua in famiglia si rivela il capolavoro di Steven Spielberg del 1982 : non è semplicemente la storia di un alieno dimenticato sulla Terra dall’astronave dei suoi genitori, ma anche e soprattutto quella del bambino di nove anni Elliot che si affeziona a lui e ne percepisce i sentimenti, sviluppando un desiderio di cura nei confronti dell’altro che tanto ricorda alcuni gesti tra vicini di casa di cui siamo oggetto in questi giorni.
Tra Elliot ed E.T. si crea un vero e proprio collegamento, una forma di osmosi, che fa sentire loro le stesse sensazioni: forse perché anche il bimbo vive un abbandono, quello paterno. E sarà la solidarietà tra fratelli e ragazzini ad aiutarlo ad aiutare l’extraterrestre (che a modo suo aiuta tutti). L’immagine delle biciclette che solcano il cielo, non a caso è l’emblema del racconto: un “tutti per uno e uno per tutti” impossibile da praticare senza la magìa del più indifeso, che consente al gruppo di spiccare quel volo.
È ciò che sta accadendo anche a noi, sia in famiglia, sia con il vicinato: tutti cerchiamo di far vivere al meglio il lockdown alle bimbe, ma sono proprio loro a rendere possibile a noi adulti di rimanere collegati alla speranza di “tornare a casa”, insomma al prima, a quella che conosciamo come normalità.
Le nostre Minions, infatti, sono le destinatarie di bellissimi gesti di amicizia e solidarietà del vicinato: la mattina di Pasqua i Pedri, hanno fatto trovare loro nel giardino condominiale delle meravigliose uova dipinte… con le fattezze dei Minions! Il giovane Marco e sua madre Rosa hanno avuto l’idea di offrire loro un tavolo da ping pong per trascorrere qualche momento in sicurezza con gli amichetti della porta accanto Eddy e Bi, una valida alternativa al nascondino visivo (detto anche “prendi vista”) inventato per mantenere fede al distanziamento sociale. Stefy e Richi, oltre a garantirci rifornimenti di ottima frutta e verdura grazie ad un fantastico fruttivendolo a domicilio che arriva in zona solo per affetto nei loro confronti, si rivelano sempre amici con cui fare bellissime chiacchierate dalla finestra, sognando insieme il momento di riprendere la nostra piacevole abitudine agli aperitivi e al darsi una mano serenamente nelle piccole cose. Quanto sarebbe bello mostrare E.T. a tutti i nostri bambini, in gruppo. Ripenso all’ultimo dell’anno, quando erano in una dozzina a vedere Frozen e cantare a squarciagola in salotto. O ad Halloween, tutti insieme a passeggio per il quartiere.
Anche la nostra Federica, che dall’alto dei suoi quasi tredici anni svetta nel gruppetto di bimbi delle elementari e dell’asilo, si diverte con i vicini di casa. E ultimamente guarda MariaGiulia, la diciannovenne artista che ha dipinto le uova-Minions e suonato la chitarra per Emma al suo compleanno, come un modello. Bello immaginare che tutti questi bambini e ragazzi possano in futuro essere adulti che ricordano l’infanzia in questo condominio-cascina come un periodo che ha cementato amicizie. Boe nella tempesta Coronavirus, ancorate al fondo del mare e pronte ad essere appigli anche in futuro.
- Inizia come Stranger Things… Giocano a Dungeons & Dragons! E poi Elliot nasconde E. T. e gli mostra i suoi giocattoli proprio come Mike fa con Undici!!
Federica, che rivede il film di Spielberg per la prima volta da quando nutre la passione per Stranger Things nota un sacco di dettagli che i fratelli Duffer, creatori della serie culto, hanno disseminato nel racconto.
Federica, che rivede il film di Spielberg per la prima volta da quando nutre la passione per Stranger Things nota un sacco di dettagli che i fratelli Duffer, creatori della serie culto, hanno disseminato nel racconto.
Il mio orgoglio cinefilo è alle stelle, quando salta su Bianca, al minuto 21 con la sua recensione lampo:
- È troppo lungo e non fa ridere.
Per lei è veramente troppo presto per apprezzare un film così.
Emma, quasi coetanea di Elliot, è rapita dalle immagini. Aveva già visto il film, anni fa, quando ancora non poteva gustarselo del tutto.
Al minuto 44, grazie all’escamotage narrativo della sceneggiatrice Melissa Mathison (al lavoro con Spielberg anche per il GGG), capisce qualcosa d’importante sull’empatia: risulta evidente una vera simbiosi tra Elliot e E.T. quando l’extra-terrestre rimasto da solo a casa apre il frigo, trova alcune lattine di birra e se le scola, ubriacandosi. Elliot è a scuola e comincia a percepire gli effetti dell’alcol. Durante l’ora di scienze vuole salvare le rane portate dal professore come cavie per un esperimento... vuole farle tornare al fiume, a casa loro.
Emma è entusiasta quando vede E.T. imparare l’alfabeto guardando la tv.
E ridono tutte fortissimo, le nostre Minions, compresa Bianca, quando E.T. compare in scena travestito da donna, con tanto di parrucca bionda, per volontà della sorellina di Elliot (una Drew Barrymore bambina).
E.T. rappresenta la fantasia dell’infanzia, le storie alle quali appassionarsi.
Eliot si sente abbandonato perché il padre se ne è andato in Messico a vivere, lasciando la famiglia per una certa Samantha...
- Samantha!!! Quella di Olaf - esclama Bianca sentendo il nome che le ricorda l’amato pupazzo di neve di Frozen.
Nelle scene dove spuntano le tute bianche da astronauti e un’ambientazione pseudo-ospedaliera pensiamo tutti a mamma Francesca, che già a Pasquetta sarà di nuovo al lavoro in Terapia Intensiva. Ma adesso ci godiamo il momento insieme.
- È durato 5 minuti! Non voglio che finisca. Sarebbe bello avere un E.T. a casa. Io ve lo direi, però, non lo terrei con me di nascosto. Certo.... se voi non lo dite a quelli che vogliono dargli la caccia!
Questa la conclusione della dolce Emma, che si immedesima perfettamente in Elliot, complice l’età.
Non ti deluderemo. Non vi deluderemo. Proprio come la mamma di Elliot, che pur ferita continua a leggere Peter Pan alla sua bimba più piccola. Anzi, cercheremo di fare meglio. Continueremo a tenere accesa la vostra fantasia con le grandi storie. Non soltanto adesso, anche da grandi. Bisogna farlo quando le cose diventano un po’ più strane e magari a tratti somigliano addirittura a Stranger Things. Così sembrano a noi, quando mamma Francesca, rianimatrice, esce per andare a combattere quel Covid-19 che pare un Demogorgone.
Noi ci saremo, per cercare di unire, insieme, i puntini tra fantasia e realtà. Ad ogni età.
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